Le proposte FederlegnoArredo per il rilancio dell’edilizia

Davanti a uno scenario economico che per la filiera resta contraddistinto da incertezza, FederlegnoArredo mette sul tavolo delle istituzioni tre proposte su fiscalità, internazionalizzazione e rilancio dell’edilizia.
 
L’export si conferma il motore trainante dell’economia del legno e del mobile made in Italy, contro un mercato interno fiacco e dominato da bassa crescita, bassa fiducia e altrettanto bassa capacità di spesa da parte dei consumatori. E’ il quadro che emerge dai dati preconsuntivi 2011 elaborati e diffusi a dicembre dal Centro studi Cosmit-Federlegnoarredo, suddivisi per i diversi comparti che caratterizzano il settore.
 
Luci e ombre per il legnoarredo
Per il macrosistema legnoarredo nel 2011 il fatturato è sceso a 32,4 miliardi di euro (-3,3% sul 2010) dopo una fase di recupero delle perdite registrate nel biennio 2008-2009. Se i dati di consuntivo confermassero questi numeri, il settore navigherebbe a livelli inferiori al 2009, anno del picco più basso nei risultati economici; a incidere in modo determinante, in questo caso, sono soprattutto i consumi interni in netto calo del 5 per cento (erano al +3% nel 2010), contro un export che si mantiene su un incremento del 5,1 per cento (era del 6,4% lo scorso anno), un rapporto che porta il valore complessivo delle vendite estere a 12,2 miliardi di euro e del saldo commerciale a oltre 7 miliardi di euro. I dati provvisori delle esportazioni italiane di mobili e arredamenti commerciali, cioè camere da letto, letti, camere per ragazzi, area living, sedie, mobili vari, e altro, nel periodo gennaio-agosto 2011, elaborati dal Centro Studi Cosmit-Federlegnoarredo su dati Istat su una graduatoria di 50 Paesi, vedono la Francia al primo posto nella top ten list per valore (+10,9% rispetto alla stessa data dell’anno precedente), seguita da Germania (+8,6%), Russia (+13,6%), Regno Unito (0%), Stati Uniti (+1,4%), Svizzera (+9,7%), Spagna (+8,2%), Belgio (+4,6%), Ucraina (+25,1%) e Cina (+57,8%). Il totale dei primi dieci Paesi è di 2,2 miliardi di euro (+9,2%), contro un valore complessivo calcolato su 50 Paesi pari a 3,3 miliardi di euro (+7,7%). Fra i primi quaranta Paesi spiccano India (+36,7%), Messico (+43%), Kuwait (+45,2%) e Azerbaigian (+79%). Nello stesso periodo l’Italia importa queste tipologie di prodotto principalmente da Cina (-4,7%), Germania (+12,8%), Polonia (+15,4%), Romania (-0,3%), Francia (+18,3%), Austria (-8,5%), Vietnam (-1,7%), Slovenia (+11,9%), Indonesia (-21,7%) e Svezia (+6,7%). Si notano i risultati di importazione da Turchia (+44%), Portogallo (+57,8%), Ungheria (+113,1%), Albania (+57,5%), Lettonia (+96,8%), Serbia (+52,6%), Singapore (+80,5%) e Moldavia (+81,1%). Il valore totale calcolato su 50 Paesi è di 843,2 milioni di euro (+3,3%).
 
Consumo in calo per il mobile
La crisi ha assestato nel 2011 un altro colpo al macrosistema Arredamento, che ha raggiunto un fatturato da 20,3 miliardi di euro con un decremento del 4,9 per cento contro il recupero dell’1,8 dell’anno precedente. Il consumo interno continua a perdere terreno (-9,8%), vanificando il recupero di oltre 1 miliardo di euro di esportazioni rispetto ai livelli post-crisi del 2009, mentre l’export continua a crescere e tocca i 10,5 miliardi di euro (+5% rispetto al 2010, era + 5,4% l’anno precedente). La differenza di oltre 500 milioni di euro di esportazioni in più incidono anche sul buon risultato del saldo commerciale (+5,3%). La variazione percentuale delle importazioni passa dal +18 per cento del 2010 sul 2009 al +4,1 dello scorso anno rispetto al 2010. La graduatoria per valore delle esportazioni italiane del macrosistema Arredamento nel periodo gennaio-agosto 2011 in base ai Paesi di destinazione (totale 6,4 miliardi di euro, +7,5%) vede nei primi dieci posti Francia (+7.3%), Germania (+14,7%), Regno Unito (+0,3%), Russia (+14,8%), Stati Uniti (+1,8%), Svizzera (+14,7%), Spagna (+0,2%), Belgio (7,1%), Austria (9%) e Paesi Bassi (+3,5%), per un totale di 4,2 miliardi di euro (+8% sullo stesso periodo 2010). Fra i primi quaranta Paesi si distinguono il Kuwait (+55,8%) e l’Azerbaigian (+59,9%); cinquantesimo il Brasile (+30,4%). Per le importazioni, su un valore totale di poco meno di 2 miliardi di euro (+7,5%) in testa si colloca la Cina (+0,7%), seguita da Germania (+13,8%), Polonia (+27,6%), Romania (+8,5%), Francia (+13,6%), Austria (-5,4%), Spagna (+28,2%), India (+1,9%), Belgio (+14,1%) e Paesi Bassi (+12,1%). Crescono le importazioni anche da Egitto (+37,7%), Bulgaria (+52,2%), Portogallo (+48,9%), Russia (+33%), Tunisia (+89,9%), Corea del Sud (+63,6%), Estonia (+78,5%), Hong Kong (+96,6%) e Lettonia (+98,2%).
 
L’edilizia di legno tiene il passo
Si distingue in parte dal panorama degli altri due settori considerati il macrosistema Legno-Ediliziaarredo, che rappresenta il monte della filiera e include i semilavorati in legno e i prodotti in legno per l’edilizia. Il fatturato, nel 2011 da 12,1 miliardi di euro, perde lo 0,5 per cento (contro il 2,3% del 2010), in frenata anche l’export (+5,9% contro il +13% dell’anno precedente) e l’import (da 21,2% del 2010 a 1,5% del 2011), mentre il consumo interno si ferma a un incremento dello 0,7 per cento a testimoniare la fase di difficoltà malgrado il buon andamento dell’edilizia di legno. Sempre secondo i dati provvisori del periodo gennaio-agosto 2011, su un valore totale di 1,27 miliardi di euro (+19% sul 2010), i primi dieci Paesi di esportazione italiana sono dominati ancora dalla Germania (+12,6%), ma nel panorama generale si distinguono il Belgio (+794%), la Turchia (+55,4%) e gli Stati Uniti (+54,5%); elevati gli incrementi anche per Ungheria (+102,5%), Estonia (+205,3%), Iraq (+145,6%), Azerbaigian (+94%) e Indonesia (+125,7%). Per segno meno si distinguono Grecia (-40,9%), Egitto (-39,1%) e Corea del Sud (-42,4%). Parlando di importazioni (valore totale da, 1,43 miliardi di euro, +1,9% sul 2010), l’Austria è il primo Paese di importazione in Italia seppure con una lieve flessione dell’1,5 per cento, seguita dalla Germania (-3,2%) e dalla Cina (+12,4%); in rilievo gli incrementi registrati da Cile (+28,6%), Svezia (+32,7%), Lituania (+44,5%), Estonia (+36,8%), Lussemburgo (+42,8%), Canada (+53,9%) e Bielorussia (+46,8%).
 
Tre proposte per cambiare
A fronte di uno scenario che resta critico, gli imprenditori del settore tornano a chiedere un intervento risolutivo, a livello istituzionale, che riporti l’andamento economico nazionale su un binario favorevole anche e soprattutto per il consumo interno del prodotto legno e mobile, con manovre adeguate su fiscalità, sostegno all’internazionalizzazione e sviluppo dell’edilizia come settore chiave per trainare la ripresa dell’intera filiera.
Se da un lato la conferma degli incentivi fiscali al 55 per cento sulle ristrutturazioni edilizie porta una boccata d’ossigeno soprattutto per serramenti e involucri, e la recente modifica del comma 2 dell’articolo 52 del decreto n.380/2001 (Testo unico per l’edilizia) spiana la strada alle costruzioni di legno con altezza superiore ai quattro piani eliminando la necessità di richiedere il nullaosta al Consiglio superiore dei lavori pubblici, sembrano sgombrare il passo all’industria del legno, sul tavolo rimangono ancora alcune problematiche scottanti.
Una fiscalità più rigorosa ma non punitiva con le imprese virtuose, che parte da una riforma fiscale complessiva e utilizza anche gli incentivi sull’Irpef o quelli sull’Irap a favore delle assunzioni di giovani under 35 e donne come leva per combattere l’evasione si profila, secondo FederlegnoArredo, come uno strumento indispensabile cui legare le azioni per la crescita economica, pur restando aperto il nodo dei ritardati pagamenti alle aziende da parte delle pubbliche amministrazioni. “Dalle detrazioni del 55 per cento deve partire un vero piano di rilancio di tutta l’edilizia da cui dipende la ripresa di tutto il sistema arredo – spiega Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo -. Non meno importante è il tema dell’accesso al credito per i giovani: per questo FederlegnoArredo propone un fondo di garanzia per i giovani per favorire la completa mutuabilità delle nuove case e per l’acquisto dell’arredo di primo impianto”.
Altro tema spinoso è l’internazionalizzazione, ancora poco supportata dalla politica industriale nazionale; come ha dimostrato secondo Snaidero anche il recente tentativo di abolire l’Ice (Istituto per il commercio con l’estero), poi ripristinato dal Governo Monti. Cui si aggiunge il peso del dettato di Basilea 3 sulle politiche creditizie delle banche e sulla perdurante stretta sulla concessione di crediti alle aziende. Su questo “occorre superare la pura logica di emergenza e dare un segnale forte di dove questo Paese intende investire e su quali priorità settoriali vuole puntare. Incentivare la promozione internazionale è fondamentale per dare impulso alle esportazioni e far crescere in questo modo la nostra economia”, spiega il presidente Fla, che torna a chiedere anche manovre ad hoc per rilanciare la domanda interna, come un’azione per facilitare il rinnovo degli arredi per uffici e spazi di lavoro.
Il terzo elemento da affrontare di petto, riguarda il rilancio dell’edilizia. In questo caso a fare la differenza, per un settore come quello dell’edilizia di legno sul quale continuano a pesare i costi legati ai rifornimenti di materia prima e prime lavorazioni dall’estero, è l’avvio di una politica di gestione forestale e dell’arboricoltura da legno. Un potenziale inesplorato e non sfruttato secondo Snaidero: “l’Italia è uno dei maggiori importatori di legname, sia a causa dell’aumento dei consumi di questa materia prima ma anche e soprattutto per la mancanza di un processo di ottimizzazione dell’uso del patrimonio boschivo nazionale. FederlegnoArredo ha proposto un progetto della filiera del legno che ha l’ambizione di rivitalizzare i nostri boschi e di gestire un settore che ha un impatto diretto dal punto di vista economico, ambientale e di gestione del territorio”. Con proposte concrete: “Aumentare l’attuale estensione delle aree agricole destinate a pioppeto per ottenere materia prima per il settore industriale e per la produzione di biomassa a uso energetico, è ulteriore elemento di crescita del settore soprattutto se si pensa di ridurre da 24 a 12 mesi il fermo biologico attualmente previsto a livello normativo per i pioppeti”.
  
Le proposte FederlegnoArredo per il rilancio dell’edilizia ultima modifica: 2012-01-23T00:00:00+00:00 da admin