Tante conferme (la qualità paga sempre) e alcune sorprese (delocalizzare per delocalizzare non serve) in un convegno che ha illustrato le ultime ricerche di Sda Bocconi sul tema della tecnologia legata a innovazione e competitività.
L’investimento in innovazione di processo è uno strumento efficace a sostegno delle strategie di crescita di ogni azienda; consente di migliorare le performance industriali e accresce la competitività delle imprese e del sistema-Paese. Questo, in sintesi, ciò che è emerso il 27 maggio scorso, dal convegno “Investire in automazione, investire in competitività”, che ha inaugurato a Fieramilano la Technology Exhibitions Week. Organizzato da Fiera Milano Tech con il contributo scientifico di Sda Bocconi, il convegno ha affrontato il tema delle relazioni tra investimenti in automazione e innovazione tecnologica per la competitività delle imprese, affiancando alle ricerche dell’istituto universitario una interessante serie di case history aziendali.
L’incontro si è aperto con il benvenuto di Fabio Dadati, presidente di Fiera Milano Tech, e di Vincenzo Caprari, presidene di Fluidtrans Compomac. A questi è subito seguita la sintesi della ricerca tema dell’appuntamento. “La relazione è particolarmente significativa – ha sottolineato Enzo Baglieri, a capo dell’Unità produzione e tecnologia di Sda Bocconi – e si traduce non solo nell’evidenziare una corretta strategia industriale capace di confrontarsi in maniera vincente con le attuali sfide economiche mondiali, ma anche in più sicurezza e in un rapporto ottimale qualità-velocità di produzione, che oggi sempre più spesso va a vantaggio della prima”.
Supportato da uno studio effettuato su 222 realtà industriali, Baglieri è giunto alla conclusione che le aziende ad alta innovazione di processo godono di migliori tassi di crescita e, tra esse, quelle che hanno scelto di puntare sulla qualità – mantenendo il controllo diretto della filiera produttiva, senza esternalizzare o addirittura delocalizzare alcune fasi – vantano performance ancora migliori.
Cinquantanove delle 222 aziende poste sotto i riflettori infatti hanno avuto tassi di crescita superiori al 10 per cento, grazie all’impegno investito in automazione e organizzazione dei processi produttivi, oltre alla riduzione di due terzi delle difettosità rispetto a una concorrenza poco propensa a innovare tecnologicamente o che ha preferito delocalizzare in Paesi con costi di manodopera bassi, ma dalla qualità spesso scadente.
“L’Italia ha una sua peculiarità – ha riferito Baglieri – che mette in risalto una contraddizione tipica del nostro sistema di produzione industriale. Siamo molto al di sotto della media europea nel rapporto spese di ricerca e sviluppo – Pil, di più della metà rispetto agli Stati Uniti, addirittura a solo un terzo in confronto al Giappone, ma poi nel mondo siamo tra i primi Paesi a vendere prodotti innovativi al mercato in percentuale all’intero fatturato industriale”.La forte componente creativa e geniale italiana è protagonista nel campo dell’innovazione del prodotto, ma poi non siamo capaci di tradurre questo primato adeguando il sistema del processo produttivo, dove l’innovazione resta ancora un fenomeno casuale e non sistematico, che non è strutturato e monitorato come si dovrebbe.
“Il modello da seguire – ha concluso Baglieri – è quello giapponese. Una filosofia industriale che porta a investire il 70 per cento delle forze in innovazione di processo con miglioramenti in automazione e tecnologia e solo il 30 direttamente sul prodotto. Con il vantaggio che l’Italia vanta una capacità creativa sul prodotto irraggiungibile”.
Importanti le case history illustrate da imprenditori e dirigenti di gruppi industriali.
Tra i protagonisti, hanno portato il loro esempio Adriano Celi (direttore generale Scm Group), Mauricio Dite Rumorino (direttore automazione di processo Dalmine), Luca Galbiati (responsabile ricerca e produzione Kone Industrial), Riccardo Morselli (responsabile competence center innovazione Cnh), Pierandrea Pracchi (responsabile innovazione di prodotto e di processo Indesit) e Gianluigi Viscardi (presidente e direttore generale Cosberg).
“Le nostre aziende – ha ha concluso nel suo intervento Alberto Grando, direttore di Sda Bocconi – devono capire che è vitale investire in ricerca e sviluppo, non solo per le eccellenze. Per fare ciò occorrono capitali e per attrarli, anche dall’estero, bisogna dimostrarsi sensibili e aperti all’argomento, non solo pensare sempre al prodotto, al suo design, alla sua qualità. Copiare un prodotto è molto facile. Più difficile è imitare un processo produttivo valido e, ancor di più, se non impossibile, trasferire le competenze e le esperienze delle risorse umane fatte crescere in seno all’azienda. Vincere la sfida del mercato globale significa anche maturare e mutuare con coraggio questa linea di condotta”.
Investire in automazione, investire in competitività
Investire in automazione,
investire in competitività
ultima modifica: 2008-07-28T00:00:00+00:00
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