Originali simulazioni di hotel, yacht e architetture multifunzionali create da nomi di spicco della scena progettuale italiana. Mostre di sperimentazione, negozi senza vetrine, oggetti e materiali per arredare. Diciotto settori merceologici che hanno spaziato dalla decorazione al design, dall’architettura all’arte. Il tutto accomunato da tre parole chiave: innovazione, sperimentazione e futuro. Non si può certo dire che Abitare il tempo – il salone internazionale dell’arredo che ha aperto i battenti a Verona lo scorso 17 settembre per chiuderli il 21 – non ce l’abbia messa tutta per confermarsi una importante vetrina per il mondo dell’arredamento e del design. I numeri, però, parlano chiaro e ci dicono che anche questa importante fiera ha risentito della crisi, evidenziando un leggero calo degli espositori. Secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, infatti, sono 700 le aziende espositrici alla ventiquattresima edizione del salone veronese per un’area espositiva totale di 100mila metri quadrati, di cui 40mila dedicati a mostre di sperimentazione. 700 aziende provenienti da 23 Paesi (molti dall’India, Singapore, Korea, Giappone e Hong Kong) contro le 750 provenienti da 26 Paesi della scorsa edizione. Ma la situazione, tutto sommato, non è stata poi così negativa, soprattutto grazie alla grossa novità di far scendere in campo al fianco di Abitare il tempo, la quinta edizione di ArtVerona che, quest’anno, ha ospitato 170 gallerie tra le più importanti dell’arte moderna e contemporanea italiana. Un connubio vero e proprio tra arte e design che ha fatto salire a 870 il numero totale degli espositori della manifestazione nella sua totalità. “Il connubio tra arte e design, consolida un’identità forte e innovativa – ha dichiarato Carlo Amadori, che dal 1986 organizza e cura la fiera Abitare il tempo – che sarà strategicamente vincente in un panorama che necessita di impulsi favorevoli ed efficaci”.
A dieci giorni dalla chiusura della manifestazione, il numero degli operatori che hanno visitato il salone non è ancora stato reso noto dagli organizzatori, in attesa della certificazione dei dati da parte della società tedesca Fkm, ma la nostra sensazione è che una certa flessione ci sia comunque stata.
Dal salone veronese sono emersi dati interessanti, come quelli evidenziati dalla indagine “Housing evolution design” dell’istituto di ricerca Makno & Consulting presentata in occasione del convegno organizzato in collaborazione con Federmobili e Innova.com e condotta dal sociologo Mario Abis a partire dal 2000 su un campione di famiglie italiane (indagine che si è successivamente estesa a Francia, Germania, Russia, Inghilterra e Polonia). Secondo i dati resi noti “l’attenzione e l’investimento attorno alla casa sono sempre più intensi”, anche se non bisogna dimenticare che, come ci hanno ricordato alcuni operatori del settore in visita alla manifestazione, in questo periodo di grossa crisi i consumatori sono sempre più accorti nelle loro scelte e gli acquisti (se) arrivano solo dopo lunghe e meditate riflessioni. Fattore, questo, ampiamente confermato dalla ricerca della Makno, che ha evidenziato, tra le altre cose, una maggiore attenzione da parte del consumatore al rapporto prezzo/qualità. Fondamentale è anche la funzionalità dei prodotti scelti, in particolare per gli spagnoli, gli inglesi e i polacchi. Sotto il profilo del processo d’acquisto sono state poi rilevate differenze significative fra i Paesi, sia nelle modalità di accesso al prodotto, sia nella definizione del quadro valoriale che guida l’acquisto stesso. L’Italia, per esempio, rispetto agli altri Paesi europei, mostra una diffusa preferenza per i negozi indipendenti e specializzati nei prodotti di design, cui si correla un frequente ricorso al prodotto artigianale.
“Agorà di idee innovative”, come si definisce il salone veronese da ormai 24 anni a questa parte, ripropone per la terza volta la formula vincente del “Linking people”, la sezione dedicata alla sfera del contract e che quest’anno ha visto come ospiti d’onore Massimiliano e Doriana Fuksas. Per l’ottava edizione, è ritornato anche il “Premio Abitare il tempo”, un riconoscimento a tutti coloro che hanno partecipato allo sviluppo del design su scala nazionale e mondiale e che quest’anno è stato assegnato al critico Gillo Dorfles, segnando la “prima volta” per uno storico del design.
Sette anche quest’anno i padiglioni dedicati alle aziende espositrici di Abitare il tempo. Mobili, cucine, bagni, imbottiti, complementi, accessori, arte della tavola, illuminazione, rivestimenti, tessile d’arredamento, di gusto classico e contemporaneo, d’alta decorazione o di design. Il tutto accompagnato da un’altra assoluta novità di questa edizione: uno spazio esterno di 15mila metri quadrati situato nel piazzale della fiera antistante i padiglioni progettato da Frassinago Lab, interamente dedicato all’arredamento outdoor.
Ma oltre ai classici padiglioni dedicati alle aziende e alle loro novità, Abitare il tempo ha presentato una serie di installazioni dedicate all’evoluzione dei punti vendita nel settore dell’arredamento, dei veri e propri laboratori da cui estrapolare soluzioni personalizzate per il proprio negozio. Il salone veronese è infatti partito dalla crisi per cercare di trasformarla in una opportunità di crescita per tutto il settore, favorendo le sinergie, stimolando la sperimentazione e soprattutto ponendo l’accento sull’importanza del dettaglio qualificato.