Abbiamo chiesto ad Almerico Ribera, a lungo responsabile di Xylon e ancora oggi a noi molto vicino, un ricordo di Roberto Tengg, “uomo del legno” a cui nessuna definizione rende merito.
Pubblichiamo con piacere e con grande affetto le sue parole.
A metà aprile di quest’anno, Roberto Tengg mi chiamò al telefono. Mi disse, con quel suo tono pacato di voce che pareva uscire sempre da un sorriso: “Entro in dialisi”. Ammutolii e non seppi cosa rispondere per qualche secondo, poi mi uscì un superfluo:”Naturalmente con la sigaretta in bocca”.
“Naturalmente”, mi rispose.
Cinquanta giorni dopo la nostra ultima telefonata, Sonia Tengg, la figlia di Roberto mi annuncia la sua morte: era domenica 2 giugno 2013, appena passato mezzogiorno.
Con Roberto Tengg si è spento uno dei pochi Grandi di questo nostro tempo, che produce soltanto personaggi di serie.
Grande sarebbe stato comunque, anche senza il legno, e non mi azzardo a giudicarlo come Agente, non ne ho la competenza, ma come uomo di cultura.
Era un geniale incrocio italo-austro-tedesco, leggeva le riviste giapponesi, americane, svedesi e russe, parlava quattro lingue e i colleghi, che lo stimavano molto come Agente internazionale, sostengono che nessuno saprà più interpretare il mercato dei prodotti forestali come Lui. Ma soprattutto, aggiungo io, nessuno saprà più arricchire le statistiche con le pennellate di colore come sapeva fare Roberto Tengg.
Le cifre erano la sua passione e, mentre interpretava la serie infinita di numeri, con le suo opinioni faceva tendenza, sapendo che i riferimenti ai volumi di importazione delle materie prime dall’Europa del Nord o dell’Est, dalle Americhe o dalla Russia, potevano assumere sembianze amiche o nemiche, a seconda dell’andamento del grafico dei consumi.
Quando iniziava a parlare per affrontare le tematiche di mercato, quel posto diventava cattedra e sentivamo nell’intimo che nessuno avrebbe potuto sostituirlo in sua assenza. Tengg era una cascata di notizie puntuali, ordinate e sensate. Così com’era difficilissimo sentirgli pronunciare una parola che non rientrasse in un repertorio di cortesia e di rispetto.
Ultimamente si era appesantito fisicamente, il male lo stava aggredendo, eppure Roberto non perse mai la sua serenità di giudizio. Neppure di fronte ai mutamenti di un mercato che di giorno in giorno si faceva più amaro, spinoso e complicato. Neppure quando si vide costretto, per ragioni di salute, a lasciare le cariche che Fedecomlegno prima e Agelegno e Federlegno poi, gli avevano conferito negli anni. Raccontarle ora è un esercizio che lascio volentieri ad altri: la sua pagina è una spremitura di interventi di alto tenore.
Tengg si è sempre sentito attratto dal suo mondo, era partecipe, attore e spettatore curioso. Ma il mondo del lavoro è però spesso ingrato e mutevole. Così il suo cuore, ultimamente, funzionava trovando soddisfazione nel riserbo.
Ai primi di giugno di quest’anno, quando il generale rinascere della vita crea difficoltà a molti di noi, ha smesso di battere. Addio Roberto. Addio mio caro amico.
Almerico