Mercato del mobile in trasformazione

Più qualità (con tanto di marchio) per competere sullo scenario globale. E puntando direttamente laddove il business è favorito, sulle città più che sui singoli Stati. Questo il quadro tracciato da Csil.

Come ogni anno, l’appuntamento con il seminario Csil (Centre for Industrial Studies) nel contesto del Salone del mobile, a Fiera Milano di Rho, è stato l’occasione per conoscere da vicino la mappa di evoluzione del mercato globale del mobile, grazie alla presentazione del rapporto “World Furniture Outlook 2014” (cui si affianca quest’anno anche un’analisi puntuale e mirata su 150 città “fast & smart” in tutto il mondo, nelle quali si concentrano le migliori opportunità di business, investimento e presenza commerciale).
Un momento per mettere a fuoco le dinamiche in atto in alcuni fra i mercati più interessanti, una su tutte come la qualità del prodotto-mobile, sia da un punto di vista culturale-estetico che tecnologico, diventi sempre più il vero fattore discriminante per la competizione anche per i Paesi emergenti. Un campo nel quale il made in Italy (e più in generale made in Europe) può offrire un corposo contributo…
 
Commercio mondiale in crescita
Secondo i dati elaborati da Csil sulla base delle informazioni fornite da fonti internazionali e nazionali di settanta Paesi in tutto il mondo, nel 2013 il consumo mondiale di mobili dovrebbe essersi attestato attorno ai 436 milioni di dollari a prezzi di produzione. L’andamento è caratterizzato dalla crescita dai 273 miliardi del 2004 ai 386 del 2008; alla fase di decremento del 2009 è seguita la ripresa dei consumi dal 2010 e 2011 (419 miliardi di dollari), con una continua tendenza al rialzo. A livello mondiale il rapporto fra importazioni e consumo di mobili è pari al 27 per cento.
A incidere sull’andamento generale è anche la spinta all’inurbamento, in atto negli ultimi anni a scala mondiale, che vedrà la percentuale di popolazione residente in aree urbane passare dal 47 per cento del 2000 e 52 per cento del 2011, fino al 58 per cento del 2025, e quindi agli investimenti in edilizia in primis residenziale.
I Paesi a economia emergente hanno un livello di consumo procapite di mobili pari a quattro volte quello dei Paesi a economia matura, con una tendenza in atto all’ampliamento ulteriore della forbice.
I primi Paesi importatori di mobili restano gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Francia e Regno Unito. La recessione negli Stati Uniti ha provocato un forte decremento nell’import, passato da 26 a 19 miliardi di dollari fra 2007 e 2009, mentre la crescita delle importazioni, ripresa negli anni successivi, registra un tasso di crescita medio annuo del 5 per cento per il periodo 2010-2013. In testa alla classifica dei maggiori esportatori sono Cina (che procede nella crescita a ritmo elevato), Italia, Germania e Polonia.
Il commercio mondiale di mobili nel 2009 ammontava complessivamente a 95 miliardi di dollari (meno 19 per cento rispetto al 2008), per crescere nel 2010 fino a 106 miliardi con una tendenza che secondo le previsioni porterà a una quota di 126 miliardi nel 2013 e di 133 miliardi nel 2014 anche in rapporto alla crescita del prodotto interno lordo e con significative differenziazioni fra le aree a economia matura e quelle in fase di espansione.
Il consumo di mobili nei Paesi emergenti è aumentato del 155 per cento nel periodo 2003-2012, fenomeno accentuato dalle evoluzioni sociali e demografiche, la spinta alla globalizzazione con la frammentazione internazionale della produzione, l’implementazione delle strutture di distribuzione e di logistica e l’apertura di nuovi spazi di mercato. Il consumo mondiale di mobili per l’anno in corso è previsto in crescita ulteriore del 5 per cento.
Gli Stati Uniti registrano una crescita del 2 per cento in termini reali nel consumo di mobili; nel 2003 la domanda interna era soddisfatta dalla produzione nazionale mentre in questa fase il mercato registra un aumento delle importazioni di mobili da Asia e Pacifico.
L’Unione Europea a 28 Stati membri registra un incremento dell’1 per cento nel consumo di mobili e anche in questo caso Asia e Pacifico si confermano le aree principali di provenienza. Più 5 per cento è la crescita del consumo in Asia, mentre l’Africa si conferma un mercato molto interessante con domanda in crescita, soddisfatta da circa 2,5 miliardi di dollari di importazioni principalmente dal Sud Africa.
Lo scenario per il consumo nazionale di mobili nel 2015 conferma le tendenze in atto. In termini reali, Cina, Sud Est asiatico India, Paesi del Golfo Persico, Marocco, Sud Africa e, in Sud America, Messico, Colombia e Cile cresceranno con un incremento superiore al 4 per cento. Registreranno una crescita fra 2 e 3 per cento Paesi fra gli altri come Stati Uniti, Russia, Svezia, Turchia, Algeria, Egitto e Australia/Nuova Zelanda. Stabilità per (0-1 per cento) l’area dell’Europa Occidentale (cui si aggiungono fra gli altri Finlandia e Ucraina), Argentina, Venezuela e Giappone.
 
A caccia di opportunità
Il focus di approfondimento del rapporto Csil 2014 si concentra sulle città: sotto la lente sono passati 150 insediamenti urbani nelle diverse aree del mondo, verso l’orizzonte del 2020, con particolare attenzione per i Paesi in fase di importante crescita ed espansione economica, che possono offrire agli operatori del settore del mobile importanti opportunità di commercio e investimento.
L’analisi è stata impostata su due ambiti: le città “fast” (nelle quali la crescita rapida può interessare diversi aspetti: popolazione, economia, consumi…) e “smart”, ovvero capaci di sfruttare e ottimizzare al massimo le proprie risorse, di dotarsi di infrastrutture e servizi per implementare la qualità della vita dei propri abitanti e attrarre le opportunità di business. Dinamiche diverse ma accomunate dall’importanza crescente come luoghi chiave dell’evoluzione di società, cultura ed economia. Le città selezionate fanno capo a 72 Paesi e coprono il 98 per cento del consumo mondiale di mobili; ospitano l’11 per cento della popolazione mondiale, contribuiscono per il 33 per cento al prodotto interno lordo mondiale e nel 2020 genereranno una domanda di mobili pari a 161 miliardi di dollari (più 42 per cento).
Nel dettaglio, sulla cifra totale l’area Asia-Pacifico peserà 70,7 miliardi di dollari, seguita da Nord America (41,6 miliardi), Europa occidentale (32 miliardi), Medio Oriente-Africa (6,5 miliardi), Sud America (6,3 miliardi), Europa centrale e orientale-Russia (3,6 miliardi).
Quattro le città prese a esempio: per Montreal, in Canada, con una popolazione attesa di 4,3 milioni di abitanti la domanda di mobili crescerà del 30 per cento. A Tallinn, capitale dell’Estonia, nel 2020 la popolazione di 406 mila persone vedrà l’incremento della domanda del 101 per cento. Santiago (Cile) conterà nel 2020 una popolazione di 6,7 milioni di persone per una domanda di mobili pari a più 69 per cento. Bangalore, in India, conterà secondo le stime 11 milioni di abitanti, con una domanda di mobili che arriverà al più 101 per cento.
 
Cercasi brand
La ricerca di un marchio forte, riconoscibile e identitario, così come di regole e standard di produzione trasparenti che guardano alla qualità di prodotto, sono le nuove frontiere per i Paesi in fase di sviluppo, protagonisti della stagione attuale del mercato mondiale del mobile. Questo uno degli aspetti più interessanti emersi nel corso del seminario che, come sempre, ha visto la partecipazione di aziende, enti e associazioni di categoria internazionali del settore del mobile.
Si muovono in questa direzione la Turchia, che negli ultimi anni ha promosso un forte lavoro in sinergia fra i diversi poli urbani industriali, sul modello del “cluster”, anche per la conquista e il consolidamento di nuovi mercati (su tutti l’Africa); la Cina, impegnata a guardare anche al miglioramento delle proprie tecnologie di manifattura e macchine, al contenimento energetico e alla promozione di specifici cluster industriali, e la Malesia, che affianca il “Malaysia Pride Mark” per l’eccellenza malese nel settore del mobile a un forte radicamento nella cultura tradizionale. Con un panel di 72 industrie esportatrici il Brasile sta sviluppando su dieci Paesi – Stati Uniti, Panama, Colombia, Arabia Saudita, Perù, Francia, Germania, Angola, Messico ed Emirati Arabi Uniti – il “Brazilian Furniture Project” per la promozione e il sostegno del mobile brasiliano nel mondo, sfruttando la propria vocazione alla multiculturalità come valore aggiunto.
Il mobile “made in Italy” cerca spazi di visibilità e incisività sui diversi mercati, reimpostando la logica di comunicazione, produzione e servizio calata sui diversi contesti culturali ed economici. Come ha mostrato per l’Italia il caso Scavolini, produttore storico del settore cucine (anche con il marchio Ernestomeda), living e ambiente bagno: le strategie in atto per l’azienda pesarese puntano a un ampliamento costante della rete di vendita mondiale con store specifici.
Stabile il mercato in Germania, dove il comparto della produzione di mobili segna un rallentamento con una flessione del 3,7 per cento del fatturato nel 2013 anche a causa della debolezza del mercato europeo. Il living resta trainante (41 per cento), seguito dalle cucine (26 per cento) e dall’ufficio (12 per cento). Gli occhi tedeschi sono puntati sulla Polonia, primo Paese di origine delle importazioni tedesche (l’Italia è al quarto posto). La Svezia esporta il 60 per cento della propria produzione di mobili, con un comparto formato da 2.335 produttrici e un’economia di settore cresciuta in dieci anni del 24 per cento, e si pone fra i Paesi di punta per il mobile di legno.
Tre i Paesi di particolare interesse per le possibilità di investimento e spazio commerciale la Russia, forte anche per gli importanti investimenti governativi nel settore residenziale, vede l’Italia come secondo Paese fornitore dopo la Cina. I Paesi del Golfo Persico (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Quatar, Bahrain, Kuwait, Oman) vivranno un ulteriore step di crescita nel 2013 (più 3,7 per cento) e nel 2014 (più 4,4 per cento), con un incremento degli investimenti in edilizia – residenziale in testa – e infrastrutture, grazie soprattutto alla preparazione di “Expo 2020” a Dubai.
Gli Stati Uniti stanno vivendo una fase di ripresa del settore dell’edilizia e guardano alle future generazioni per il rilancio del mercato del mobile. Il consumo pro capite di mobili e materassi nel 2013 è stato pari a 95,3 miliardi di dollari, con previsioni per il 2014 di 99,6 miliardi e per il 2015 di 104,6 miliardi. Il 64 per cento sul totale dei mobili venduti è legato a prodotti importati, soglia che per il mobile in legno sale al 76,3 per cento; gli imbottiti arrivano al 44,1 per cento. I fattori che stanno trainando la ripresa del mercato statunitense sono le nuove famiglie, la ripresa dell’edilizia, l’elevata mobilità regionale e la crescita della popolazione. Non solo, sulle aspettative pesa anche il ricambio generazionale. Una volta entrati nella fascia 35-54 anni, gli attuali 17-35enni si prevede spingeranno ulteriormente l’acceleratore sulla domanda di mobili.
Mercato del mobile in trasformazione ultima modifica: 2014-04-28T00:00:00+00:00 da admin