Lo sviluppo del commercio di legname tropicale non può prescindere da politiche condivise per la certificazione della provenienza legale della materia prima e dall’infrastrutturazione sostenibile. Il punto al Forum Atibt di Milano.
“Il legn
o tropicale nutre il futuro”, questo il titolo del Forum di Atibt (Association Technique Internationale des Bois Tropicaux) che, richiamando i contenuti tematici di “Expo 2015”, ha avuto luogo a Milano dal 14 al 16 ottobre scorsi. A testimoniare la volontà di favorire la promozione di una filiera sostenibile, etica e legale dei legni tropicali quale materia prima naturale, rinnovabile ed essenziale per lo sviluppo socio-economico dei paesi produttori. Durante l’evento, l’Atibt ha svolto il ruolo di vetrina dei mestieri della filiera del legno tropicale, organismo facilitatore e catalizzatore di cambiamento, strumento di comunicazione e marketing, e supporto di expertise. Circa 190 i partecipanti, rappresentanti della società civile, delle amministrazioni pubbliche e del settore privato, per 21 Paesi fra cui Belgio, Camerun, Cina, Costa d’Avorio, Francia, Germania, Gabon, Giappone, Gran Bretagna, India, Italia, Marocco, Paesi Bassi, Principato di Monaco, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Vietnam.
Sullo scenario globale, l’Africa si prepara a ricoprire un ruolo di spicco, ma non ci sono competitività o sviluppo dell’economia regionale del legno tropicale senza una logistica efficiente e un sistema condiviso per la circolazione delle merci, che liberi il mercato da dazi e barriere doganali. Questo uno degli argomenti portanti del dibattito milanese e fra i principali limiti che stanno frenando la corsa dei Paesi africani nelle politiche di commercio sostenibile del legno tropicale. A fronte di un mercato locale in forte fase espansiva a partire da Paesi come Gabon, Congo, Burkina Faso e Costa d’Avorio, caratterizzato dalla crescita demografica e dalla spinta di una futura classe media emergente, il consumo locale di legno è reso difficile dalla mancanza di logistica e sviluppo dei trasporti ma anche dalla carenza di materia prima, causata anche dalla presenza di corridoi di commercializzazione più accessibili in particolare verso l’Asia e la Cina. Lo sviluppo atteso non potrà prescindere da un approccio sostenibile per modalità e per politiche globali capaci di mettere in campo progetti ambientali di ripiantumazione, protezione della biodiversità, certificazione e lotta alle esportazioni illegali.
Eutr (European Union Timber Regulation) e “due diligence” (dovuta diligenza), ma soprattutto la futura evoluzione verso una normativa e regolamentazione condivisa a scala europea, sono stati fra gli argomenti caldi affrontati dal dibattito milanese sul legno tropicale: le federazioni di importatori come Ettf (European Timber Trade Federation), Fedecomlegno (associazione di FederlegnoArredo che rappresenta il mondo del commercio e delle importazioni italiane di legname e prodotti connessi utilizzati nelle attività di trasformazione industriale e artigiana nonché nell’edilizia), Lcb (il francese Le Commerce du Bois), così come la European Sttc (Sustainable Tropical Timber Coalition), cui si sono aggiunte le voci di Efi (Istituto europeo delle foreste) e del Wwf (World Wildlife Fund), hanno messo in luce le contraddizioni tuttora esistenti fra le esigenze del commercio e della circolazione del legno tropicale all’interno dell’Unione Europea e un quadro ancora disomogeneo nell’applicazione del regolamento comunitario, con i rischi oggettivi di appesantire con un aggravio burocratico la dinamicità delle aziende in un mercato altamente competitivo e di non raggiungere, di contro, il massimo dell’efficacia attesa nella lotta all’importazione illegale di legni pregiati. Certificazione della provenienza e monitoraggio sono due fra gli strumenti di partenza per arrivare a un approccio concretamente condiviso: in primo piano al Forum Atibt di Milano anche il ruolo di Conlegno, attivo come monitoring organization con l’adesione a ora di 140 aziende aderenti ai servizi di “LegnOK”. Obiettivo, massima informazione per gli operatori associati anche grazie alla piattaforma online dedicata alla “due diligence”.
Le tendenze di sviluppo del settore e il progetto mirato di marketing per il legno tropicale che Atibt sta sviluppando per la promozione del legno tropicale, quale materiale da costruzione dalle alte performance di utilizzo, sono stati gli altri argomenti al centro del dibattito. E non è mancato spazio anche per il mondo del progetto. Il Forum ha dedicato, infatti, l’ultima giornata dei lavori alla formazione degli architetti: Atibt e l’associazione Ala-Assoarchitetti hanno promosso presso il Politecnico di Milano un atelier di formazione e dibattito sull’utilizzazione dei legni tropicali aperto ad architetti, creativi e ingegneri. Con 280 partecipanti, di cui 140 architetti, il gruppo di esperti internazionali ha sottolineato le caratteristiche meccaniche, tecniche e rinnovabili del legno, compreso quello tropicale, in nome di una concezione rispettosa dell’ambiente. A completamento dell’iniziativa, anche la visita ad alcuni fra i padiglioni emblematici di “Expo 2015” realizzati con l’impiego di legno tropicale fra cui quelli di Angola, Brasile, Cina, Francia, Gabon, Nepal, Malesia e Stati Uniti.
L’IMPEGNO DI FEDECOMLEGNO
L’impegno per l’attuazione di un sistema di “due diligence” in Italia è entrato in vigore il 25 dicembre 2014 con l’Eutr (European Union Timber Regulation); cardine è la lotta all’importazione di legno illegale nell’area dell’Unione Europea. Un passaggio che ha previsto, da luglio di quest’anno, l’avvio di controlli dal Corpo Forestale dello Stato sulle aziende della filiera legno che immettono sul territorio europeo legname proveniente da Paesi extra-Ue. Un’attenzione giustificata dai numeri del mercato, che indicano come il legno tropicale occupi oltre il 10 per cento delle importazioni dell’Unione Europea mentre, a livello mondiale, si stima che il taglio illegale causi perdite pari a 7 miliardi di euro l’anno.
Tra le realtà che hanno spinto per l’adozione dell’Eutr c’è FederlegnoArredo, che ha recentemente presentato alla Commissione europea di Bruxelles una ricerca realizzata dal proprio centro studi, in collaborazione con Conlegno e Wwf, sulle importazioni di legno e derivati nell’Unione Europea.
“Il Regolamento è uno strumento per dimostrare l’affidabilità delle aziende italiane – spiega Stefano Corà, del comitato Atibt e Due Diligence di Fedecomlegno. “Siamo diventati subito consapevoli della difficoltà di questa materia e l’urgenza di fornire alle aziende un sistema di dovuta diligenza riconosciuto dalla Commissione Europea. Il nostro obiettivo è quello di sostenere una corretta applicazione del regolamento a livello nazionale, e ci siamo impegnati direttamente nella sensibilizzazione delle aziende”.
Tuttora aperte le problematiche di un mercato europeo che non sempre rispetta le regole. “Gli operatori di alcuni Paesi si accontentano di dichiarazioni superficiali in merito alla merce mentre altri hanno un approccio molto più approfondito. Solo un approccio omogeneo può rendere efficace il regolamento”.