Federmacchine: 2024 “complesso”, ma nel 2025 torna il segno più…

Nel 2024 l’industria italiana dei beni strumentali ha visto calare tutti i principali indicatori economici, chiudendosi con un risultato che esprime tutte le difficoltà vissute. Archiviato il 2024 – tra i peggiori degli ultimi anni – il 2025 dovrebbe virare al bello ma non mancano i punti interrogativi.

Ecco in estrema sintesi quanto è emerso in occasione dell’ultima assemblea generale di Federmacchine, la federazione confindustriale che raggruppa le associazioni che rappresentano le industrie impegnate nella produzione di beni strumentali. L’assemblea, che nella parte privata ha visto anche la conferma alla presidenza di Bruno Bettelli per il biennio 2025-2026, è stata l’occasione per approfondire l’andamento di una parte assolutamente fondamentale dell’industria e della bilancia commerciale nazionale

IL CONSUNTIVO 2024
Nel 2024 il fatturato di settore si è attestato a 52,5 miliardi di euro, pari al 7,4 per cento in meno rispetto al 2023. Il calo è stato determinato principalmente dalla riduzione delle consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico, penalizzate dal blocco dei consumi, per quanto anche l’export abbia accusato il colpo, sebbene in misura minore e – dunque ­– contribuendo a limitare i danni.

Le esportazioni, infatti, sono calate del 4,2 per cento, attestandosi a quota 36 miliardi.

Le consegne dei costruttori italiani sul mercato nazionale hanno invece registrato un arretramento molto più pesante, fermandosi a 16,4 miliardi, il 13,7 per cento in meno rispetto al dato dell’anno precedente. Anche il consumo domestico ha subito un significativo ridimensionamento, superando di poco i 26 miliardi di euro, il 14,3 per cento in meno rispetto al 2023; in linea, ovviamente, il risultato delle importazioni, anch’esse fortemente penalizzate dal blocco della domanda interna (9,8 miliardi, meno 15,2 per cento)

Un 2024 se non “nero” decisamente grigio, non ci sono dubbi, ma le imprese italiane del settore hanno dimostrato ancora una volta di saper ben presidiare il mercato locale, come evidenziato dal dato import/consumo che si è attestato al 37,3 per cento, mentre il rapporto export/fatturato è cresciuto, al 68,7 per cento.

Sempre in tema di relazioni con i mercati esteri, grazie ai dati diffusi da Federmacchne possiamo aggiungere qualche dato a proposito delle aree di destinazione nel 2024. L’Italia è ovviamente in cima alla classifica, con una quota del fatturato del 31,3 per cento, mentre il 36,3 per cento è stato realizzato grazie agli altri Paesi europei: l’Europa nel suo insieme, dunque, rappresenta ben il 68 per cento del fatturato italiano del comparto.

Al secondo posto le Americhe, con il 16,6 per cento, seguite dall’Asia (11,8 per cento).
Guardando ai singoli Paesi c’è da notare che nel 2024 l’export italiano è calato in tutti i principali mercati a esclusione di Spagna e India. Le principali destinazioni sono state gli Stati Uniti (5 miliardi di euro, meno 0,1 per cento); la Germania (3,6 miliardi, meno 8,5 per cento); la Francia (2,5 miliardi, meno 5,2 per cento); la Cina (1,6 miliardi, meno 12,7) e la Spagna (1,5 miliardi, più 3% per cento), unica del lotto a concederci un segno positivo.

LE PREVISIONI 2025
La giornata ha permesso anche di provare a immaginare cosa ci regalerà l’anno in corso, grazie alle elaborazioni del Gruppo Statistiche di Federmacchine. Ebbene, il 2025 segna indubbiamente una inversione di tendenza – dunque il passaggio dai troppi segni meno al più – ma non sono molti coloro che votano a favore di un deciso cambio di rotta che possa fare dimenticare il difficile 2024.

Gli incrementi, infatti, sono piuttosto contenuti e non fanno pensare a un vero e proprio “rilancio”. Secondo gli esperti il fatturato dovrebbe crescere dell’1,6 per cento, attestandosi attorno ai 53,3 miliardi di euro, mentre le esportazioni – complice l’incertezza generalizzata del contesto internazionale – saranno stazionarie a 36,3 miliardi (più 0,6 per cento).

Il consumo interno si prevede potrà crescere del 2 per cento, per un valore attorno ai 26,7 miliardi di euro, un debole incremento di cui si avvantaggeranno principalmente i costruttori italiani, che vedranno crescere le loro consegne sul mercato domestico del 3,7 per cento, per un valore di circa 17 miliardi. Poche le opportunità previste per le importazioni, che dovrebbero ridursi di un ulteriore uno per cento, fermandosi a 9,7 miliardi di euro.

Insomma, un recente passato non certo travolgente e un presente che, per quanto offra qualche segnale di ottimismo con indica che si possa davvero voltare pagina. Chiaro il commento del presidente Bruno Bettelli, che ha commentato “… nonostante la discesa piuttosto ripida, il fatturato 2024 è comunque rimasto su livelli alti, anche in virtù dell’exploit degli anni precedenti. Il 2025 si prospetta con segno positivo, grazie al leggero recupero dell’attività dei costruttori italiani sul mercato domestico e grazie alla sostanziale tenuta dell’export”.

“La guerra commerciale sta creando notevoli problemi a tutti gli operatori del mondo manifatturiero”, ha aggiunto. “Per noi costruttori di machinery gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di esportazione, un bel risultato che rischia di essere purtroppo ridimensionato dalla decisione di imporre dazi troppo elevati. E questo è il primo effetto anche se probabilmente non il peggiore. Riteniamo infatti che il presidente Trump ci penserà bene prima di fissare aliquote troppo alte su prodotti di cui ha estremo bisogno, e i macchinari italiani sono tra questi poiché la produzione interna non è in grado di coprire le esigenze della domanda locale e poiché la nostra offerta è da sempre molto apprezzata. Ciò che ci preoccupa maggiormente è il clima di incertezza alimentato dai suoi continui annunci: questa instabilità rischia di creare un vero e proprio blocco della domanda e alcuni imprenditori lo stanno già rilevando. Il rischio è che in attesa di conoscere il punto effettivo di caduta – tra i continui già ricordati annunci, rilanci e smentite – le imprese smettano di investire.

Confidiamo quindi nella capacità di dialogo delle autorità di Bruxelles nel ricondurre Trump a una negoziazione ragionevole, ma dobbiamo sapere che non possiamo più prescindere da un piano alternativo nel caso in cui il dialogo non porti ai risultati sperati. Penso agli accordi di libero scambio, sul modello di quello tra UE e Mercosur”.

Un commento, lo ricordiamo, espresso a fine luglio e che temiamo continuerà ad essere segnato da un clima di incertezza ancora per qualche o molto tempo…

“Nel frattempo, il mondo delle imprese non sta certo a guardare. Ed è per tale ragione – ha aggiunto Bruno Bettelli – che Federmacchine ha realizzato, insieme a Confindustria, la seconda edizione del “Rapporto Ingenium”, da cui emerge che vi sono otto miliardi di export potenziale a disposizione delle imprese italiane. Dobbiamo partire da qui, lavorando sul coinvolgimento di tutti gli attori del “Sistema Paese”, dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale a ICE-Agenzia, da Sace-Servizi assicurativi e finanziari per le imprese a Simest (Società italiana per le imprese miste all’estero) per poter essere sempre più efficaci nella penetrazione nei mercati di interesse, ma dobbiamo intensificare i nostri sforzi anche su “study tour” e missioni: dopo quella realizzata qualche mese fa, torneremo in Messico nel mese di ottobre, sempre insieme a Confindustria, per presentare proprio il “Rapporto Ingenium”, consapevoli di quanto questo Paese possa essere interessante per l’industria italiana di comparto”.

“Sul fronte interno – ha concluso Bruno Bettelli – l’anno in corso coincide con la chiusura dell’operatività dei provvedimenti “Industria 4.0” e “5.0”, che hanno sostenuto la domanda interna di nuove tecnologie. Chiediamo quindi alle autorità di governo di ragionare da subito alla definizione di un piano di politica industriale che accompagni l’industria manifatturiera italiana a partire dal 2026”.

Federmacchine: 2024 “complesso”, ma nel 2025 torna il segno più… ultima modifica: 2025-09-10T10:49:59+00:00 da Francesco Inverso