Grazie a IDM Südtirol, che promuove il territorio e le sue eccellenze, abbiamo avuto il piacere di incontrare Luca Da Ros, founder di Dolomitisch, e di scoprire da vicino il progetto che trasforma le montagne in superfici d’arredo scolpite nel legno, unendo tecnologia, artigianato e paesaggio.
Hermann Buhl diceva che “… la montagna non è solo un luogo, è uno stato dell’anima”, un qualcosa che si porta sempre con sé, anche dopo la discesa. Ed è proprio lì, dove la luce dell’alba scolpisce ogni cresta e il legno profuma ancora di bosco, che nasce un’idea che trasforma il paesaggio in oggetto d’arredo. Dolomitisch nasce nel cuore delle Dolomiti da un gesto semplice e antico come osservare una montagna e provare a portarla con sé, ma lo fa unendo tecnologia, artigianato e arte, e trasformando le linee delle montagne alpine in superfici che vivono dentro le case, che entrano nelle nostre vite come fedeli compagni di viaggio.
Il legno così diventa racconto, diventa un punto di partenza, e ogni tavolo diventa una storia, che nasce da un tronco (selezionato in una filiera corta e certificata, ndr.), lavorato con tecniche digitali e poi rifinito a mano dall’artigiano, trasformando in arte i richiami ai panorami più “mozzafiatanti” (ci perdonerete la citazione più sportiva che tecnica, ndr.) delle vette alpine e non solo.
Oggetti lavorati, studiati, levigati, sulla cui superficie si riconoscono vallate e crinali, ombre e pendenze, come se la natura avesse deciso di incidere da sé il proprio profilo.
in fondo, quando la natura incontra l’arte succede questo: una forma essenziale che custodisce un luogo, un oggetto che invita a toccare e a guardare come si fa durante un’escursione, un equilibrio tra sostenibilità e bellezza che trasforma un mobile in esperienza, unendo il ricordo a un’esperienza tattile.

Ed è questo l’obiettivo di Dolomitsch, rendere tridimensionale ciò che di solito resta lontano. Abbiamo avuto il piacere di conoscere Luca Da Ros, founder dell’azienda dell’Alto Adige, che ci ha raccontato questa avventura durante un viaggio stampa organizzato da IDM Südtirol, la realtà che promuove il territorio e l’economia dell’Alto Adige.
“La startup è nata nell’estate 2022 con l’idea di trasformare qualsiasi montagna del pianeta in un oggetto d’arredo attraverso modelli topografici reali. L’approccio arriva dal mondo della ricerca forestale, non dal design, e proprio questo ha portato a sperimentare l’uso dei dati satellitari per ottenere rilievi ad altissima risoluzione da scolpire in legno massello. Il rovere è uno dei materiali più utilizzati e gli strumenti di lavorazione permettono una precisione che lascia come unico vero limite la creatività. Ogni pezzo può essere personalizzato e il cliente può scegliere la montagna da riprodurre, mentre il catalogo propone panche, tavoli e opere a parete”, ci ha raccontato Luca Da Ros.

Luca Da Ros e Riccardo Vendramin.
“Nel 2023 è arrivata la prima esposizione a Courmayeur, oggi permanente alla Skyway del Monte Bianco a Punta Helbronner. A Milano le opere sono presenti nella galleria di Rossana Orlandi, punto di riferimento del design da collezione, e altre gallerie ospitano i lavori negli Stati Uniti, in Colorado e New Mexico. Il percorso è stato riconosciuto con due premi, America Innovazione assegnato alla Camera dei Deputati dalla Fondazione Italia Stati Uniti e il premio del Sole 24 Ore che ha indicato la startup come miglior realtà italiana nel settore del lusso nella categoria estetica.
Per noi è fondamentale lavorare con partner preparati. Avere una rete affidabile è essenziale per mantenere la qualità che il nostro lavoro richiede, sia nella parte tecnologica sia in quella artigianale”.
Com’è nata l’idea di fare un banco con le montagne intagliate?
“Quando mi sono trasferito a Bolzano”, ci spiega Da Ros. “Io arrivo da Vittorio Veneto – in provincia di Treviso, ai piedi delle Prealpi – facevo il dottorato e vivevo in una casa praticamente vuota. Avevo un divano, un tavolino ricavato da un bancale e davanti a me una mappa delle montagne, una passione che porto dentro fin da bambino, perché sono sempre andato in bici, a camminare, a fare escursioni. Conoscevo bene tutto il mondo dei dati satellitari e della topografia, e in famiglia ho sempre respirato l’uso dei macchinari cnc, perché mio padre li ha utilizzati per anni nella sua azienda. A un certo punto ho pensato di provare a unire queste cose. Ho cercato un fornitore e ho fatto realizzare i primi pezzi, inizialmente solo per casa mia. L’idea era avere un tavolo che mostrasse le montagne a un metro d’altezza, così dal divano potevamo guardarle e decidere le uscite del weekend”.
Come nasce un’opera Dolomitisch?
“Tutto parte dallo sguardo. Il nostro designer Riccardo Vendramin definisce l’impronta estetica dell’opera, decide come deve “stare” nello spazio e quale equilibrio visuale deve avere. A quel punto entra in gioco la parte scientifica. Lavoro insieme a un socio che si occupa di remote sensing, quindi dell’uso dei satelliti per fini ambientali. È lui a recuperare i dati, pulirli, correggerli e applicare gli algoritmi che trasformano una montagna reale in un modello funzionale a diventare un oggetto d’arredo. Questo dialogo tra estetica e scienza ci permette di interpretare la montagna senza tradirla. E da questo approccio sono nate anche collaborazioni speciali, come quella con Simone Moro, che ha voluto riprodurre tutte le sue vette oltre gli ottomila…”.
Portate le Dolomiti e le vette “in giro per il mondo” dunque…
“Esattamente. Possiamo dire che le nostre montagne cambiano latitudine con una naturalezza incredibile (sorride, ndr.). Un tavolo con le Dolomiti è arrivato in Grecia, una panca con il Monte Bianco è finita in Cina, uno specchio con l’Alta Badia oggi è in Egitto. Alla fine le nostre opere diventano come delle grandi cartoline tridimensionali che portano i paesaggi altrove. Dobbiamo ammettere che inizialmente pensavamo che avrebbe “attirato” in particolare gli appassionati della montagna, chi ha e aveva ricordi dei paesaggi, ma in questi anni abbiamo compreso quanto i nostri clienti apprezzino proprio il concept, il valore del pezzo da collezione. E in questo contesto, come accennato, la rappresentanza di Rossana Orlandi ci ha dato una visibilità fortissima.
Contano molto anche i media e la nostra presenza su Instagram, dove documentiamo ogni nuova opera”.
Alla fine se non si può “andare alla montagna”, sarà la montagna a trovare un modo per raggiungerti. A volte in legno massello, trasformando i ricordi in una presenza costante.
A cura di Francesco Inverso
dolomitisch.com
Come viene utilizzato il legno
La lavorazione inizia con la falegnameria che crea il blocco grezzo tagliando e incollando diverse tavole in verticale, soluzione indispensabile perché il legno si muove e perché gli strati orizzontali produrrebbero variazioni di colore durante l’incisione. Su questo blocco interviene la parte tecnologica che scolpisce il modello topografico, poi il pezzo torna all’artigianato per l’assemblaggio, la finitura manuale e una laccatura che protegge il legno dalle macchie e permette di pulirlo senza rischio che assorba liquidi. Il processo supera le quaranta ore complessive. Ogni opera viene infine marcata al laser con un codice univoco e accompagnata da un certificato che ne rappresenta l’impronta digitale.












