La sostenibilità è un’attenzione che in Working Process è sempre stata in primissimo piano e a 360 gradi. Ne abbiamo parlato con Filippo Schegginetti, responsabile marketing e comunicazione della nota realtà emiliana.
Indubbiamente essere una impresa “giovane”, proprio quest’anno grandi festeggiamenti per i primi 25 anni, ha consentito a Working Process di vivere una “coscienza ambientale” forte, indubbiamente uno degli aspetti della vita aziendale che si percepiscono immediatamente. “Ci crediamo fermamente – ci Racconta Filippo Schegginetti, responsabile marketing e comunicazione che da tre anni siede nel consiglio di amministrazione – e per ogni aspetto del nostro essere impresa, a partire dagli spazi della produzione, dagli uffici, ambiti nei quali abbiamo adottato sistemi e soluzioni per ridurre al minimo i nostri consumi e offrire ai nostri collaboratori ambienti confortevoli, che rappresentino la giusta “cornice” entro la quale immaginare, progettare e produrre macchine ad altissima complessità per la produzione di serramenti come quelle che proponiamo.
Da tempo disponiamo di pannelli fotovoltaici che ci permettono di produrre oltre 425 kW che, un contributo importante alla nostra operatività, grazie anche a un sistema di batterie per l’accumulo da 200 kW. Cerchiamo di lavorare il più possibile con energia pulita autoprodotta e devo dire che nelle giornate di sole copriamo per intero il nostro fabbisogno; tutte le nostre tecnologie sono “4.0”, dunque dotate di sistemi intelligenti per la migliore gestione dei consumi”.
“E siamo stati fra i primi a comprendere che non esiste solo una sostenibilità ambientale, ma che esiste una sostenibilità sociale da implementare giorno dopo giorno: da qualche anno realizziamo iniziative non solo in tema di welfare per i nostri dipendenti, ma azioni che abbiano una eco concreta sul territorio, collaborando con associazioni e società che fanno dello sport e di altre attività momenti di aggregazione, di attenzione alla comunità, al territorio”.
“C’è poi il grande capitolo delle tecnologie che produciamo”, prosegue Schegginetti. “Il passaggio al cnc “Sinumerik One” di Siemens ci ha portato in una nuova dimensione non solo dal punto di vista dell’automazione e della rapidità di processo, ma anche dell’ energy saving. La quantità di energia recuperata tramite dispositivi frenanti “Kers-Kinetic Energy Recovery System” è cresciuta notevolmente rispetto ai controlli precedenti e l’intera intelligenza di sistema lavora perché l’energia sia disponibile dove e quando serve, veicolata nel modo più efficace ed economico. Questo nuovo sviluppo della nostra storica collaborazione con Siemens, la scelta di dotare tutte le nostre macchine, dalla più piccola alla più completa, di questi controlli ci ha permesso di compiere un enorme balzo in avanti, anche in termini di sostenibilità. Quando in Working Process parliamo di “tecnologia senza compromessi” non è uno slogan, un modo di dire: oggi arriviamo a una riduzione del consumo di energia dei nostri centri di lavoro che arriva fino al 25, 30 per cento rispetto anche al recente passato.
Sappiamo molto bene che, parlando di consumi, è però l’aspirazione il vero problema da risolvere: anche su questo negli ultimi anni abbiamo incrementato il nostro impegno, utilizzando serrande pneumatiche gestite dal “sistema macchina” in base alla lavorazione in corso”.

Un impegno che il vostro cliente apprezza, vi riconosce?
“Assolutamente: negli ultimi dieci anni chi viene a vedere, a provare le nostre soluzioni non manca di fare domande su questi aspetti e, più in generale, sulla “sostenibilità” della macchina. Una attenzione che, dobbiamo ammetterlo, è diventata ancora più percepibile alla luce degli incentivi governativi che premiano le scelte più virtuose.
C’è anche da dire che i costi energetici non sono più una certezza, come lo erano dieci anni fa, e questo – aggiunto a una crescente e fortunatamente inarrestabile coscienza ecologica – ha indubbiamente influito anche sulle scelte di investimento in beni strumentali “importanti”.
Di pari passo sta crescendo la necessità di avere competenze, se non addirittura tecnici e professionisti formati “ad hoc”, per poter lavorare sui dati e prendere decisioni migliori su come realizzare un prodotto, quali decisioni privilegiare, come gestire in modo ottimale l’assistenza… tutti aspetti che influiscono in modo spesso condizionante sul “bilancio energetico complessivo” di una attività. Una dimensione che non è più vissuta solo dai “grandi big” ma che, fatte le dovute proporzioni, permea l’attività delle aziende di ogni ordine e grado: questa è la vera rivoluzione che in Working Process abbiamo scelto di sostenere. Non basta più l’informazione che arriva dal fornitore: i dati devono essere rilevati, compresi, processati, immersi nella propria realtà per arrivare a quantificare o a scegliere quale vantaggio perseguire.
In questa fase cono convinto che l’ingresso in modo sempre più massiccio della intelligenza artificiale porterà indubbiamente importanti, positivi cambiamenti in tema di gestione delle risorse soprattutto per le piccole e medie imprese, che da meno tempo si confrontano con queste tematiche. Lo abbiamo toccato con mano con “Industria 4.0”, provvedimento che ha permesso proprio alle realtà di minori dimensioni di rinnovare in modo sostanziale le proprie tecnologie: arrivo a dire che il mondo dei produttori di serramenti di piccole e medie dimensioni oggi è quasi irriconoscibile! E il beneficio è stato immediato, con una qualità del prodotto che si è innalzata notevolmente”.

Cosa resta da fare?
“Per quanto molto si sia fatto, tanto resta ancora da fare per portare la nostra industria del serramento – che si parli di piccole, medie o grandi aziende – verso la generazione di un prodotto e la definizione di un sistema industriale che sia sempre al passo con i tempi. Non possiamo pensare di produrre porte e finestre come si faceva venti o trenta anni fa: le tecnologie sono cambiate, la logica di produzione è cambiata, l’asticella della qualità si è alzata e di molto. Sono parametri con i quali tutti dovranno confrontarsi, comprendendo che non si può rimanere nella propria “comfort zone”.
Siamo un importantissimo Paese manufatturiero, con capacità e creatività che il mondo vi invidia: una strada sulla quale dobbiamo correre ancora più veloce se vogliamo mantenere le posizioni acquisite, alla stessa velocità con cui abbiamo compreso il valore della sostenibilità”.
Come?
“Attraverso la conoscenza, l’analisi di dati e informazioni di cui accennavamo poc’anzi. Le faccio un esempio: qualche tempo fa abbiamo monitorato per oltre una settimana tutte le fasi della produzione di un nostro cliente che voleva conoscere con precisione il “peso energetico” di ogni elemento prodotto, partendo dalla troncatura fino ad arrivare al pezzo pronto da verniciare. Siamo riusciti a monitorare anche il più piccolo passaggio, raccogliendo una mole di dati enorme che sono poi stati resi fruibili, “comprensibili” perché potessero essere riassunti in una analisi grazie alla quale tirare le somme e comprendere davvero cosa era migliorato, dove avevamo creato delle condizioni del tutto nuove e dove – soprattutto – potremmo decidere di concentrare i nostri sforzi nel prossimo futuro.
Un lavoro preziosissimo per il nostro cliente e anche per noi, perché abbiamo messo nero su bianco i risultati della scommessa che abbiamo portato avanti negli ultimi anni, risultati che ci hanno dato ragione! Questi sono, a mio avviso, i mattoni per costruire il futuro anche di un settore apparentemente così “antico” come quello del serramento, con la precisa volontà di migliorare continuamente.
Siamo molto attenti a monitorare le dinamiche, i funzionamenti, le prestazioni, i consumi di ciò che progettiamo e realizziamo, ma è un lavoro che deve essere fatto a 360 gradi, coinvolgendo tutto ciò che concorre al raggiungimento dei nostri obiettivi: utensili, software, aspirazione, movimentazione, persone.
Le dico questo perché nei nostri orizzonti c’è proprio la volontà di andare oltre ai nostri centri di lavoro, portando la nostra visione e le nostre modalità in tutto che c’è prima, dopo, attorno. La grande sfida che abbiamo già sul tavolo da qualche tempo è l’“engineering di processo” che, fra l’altro, è assolutamente determinante anche sul fronte dei consumi energetici e della “correttezza ambientale” di un ciclo produttivo.
Dobbiamo osservare, comprendere e capire, ancora più di quanto già non facciamo. Forse non è noto a tutti che a distanza di sei mesi, un anno dalla installazione di una nostra macchina andiamo dal cliente per verificare che tutto sia a posto non solo per quanto riguarda ciò che noi abbiamo fornito, ma in termini di ottimizzazione del processo nella sua complessità. È una parte integrante di ciò che abbiamo scelto di essere, della volontà di rimanere al fianco di chi ci ha scelto per andare avanti insieme.
Non è un caso se nel mondo ci sono clienti che hanno acquistato da noi una seconda, una terza, una quarta macchina e le garantisco che non stiamo parlando di piccole soluzioni, ma di colossi che possono arrivare a investimenti di diversi milioni e che in molti casi sono stati decisivi per aprire storie nuove, per trasformare piccole realtà con pochi addetti ad aziende con 30 o 40 dipendenti…”.

Non ci resta che concludere questa chiacchierata: cosa possiamo aggiungere?
“… probabilmente citando con estremo piacere che proprio nelle scorse settimane siamo passati da un rating “silver” a “gold” nella certificazione ESG (riconoscimento rilasciato da un ente terzo che attesta l’adesione di un’azienda ai criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, ndr.) che conseguiamo dal 2019. Un risultato ottenuto ponendo la massima attenzione anche al più piccolo elemento, fino al consumo di benzina dei nostri mezzi. Un lavoro di misura e di controllo complesso, ma che ci fa sentire parte di un impegno globale che ha un obbiettivo troppo importante per essere sottovalutato.
E, come le dicevo, questa attenzione la ritroviamo tale e quale ogni giorno nei nostri clienti e nei fornitori che abbiamo selezionato: una azienda deve essere viva, vitale, serena, propositrice. Non c’è più spazio per le imprese che inquinano, che rendono le persone infelici, che non si preoccupano di quanto ciò che producono impatterà sull’ambiente nel corso di tutto il suo ciclo di vita. Per fortuna chi non adotterà un pensiero virtuoso, da ogni punto di vista, sarà presto espulso dal mercato. Ne siamo sicuri”.












