Lo scorso 4 maggio Giancarlo Anselmi se ne è andato. Purtroppo ha dovuto arrendersi al tempo e alla malattia che lo aveva progressivamente indebolito. Classe 1936, Anselmi è stato uomo di enorme curiosità, grande intelligenza e di forti passioni civili e politiche, caratteristiche che gli hanno permesso di dare un forte contributo anche alla vita associativa dei costruttori italiani di tecnologie per il legno.
È stato presidente di Acimall, l’associazione nazionale, dal 2000 al 2002, in una delle stagioni sicuramente più complesse e difficili della associazione, un tempo in cui non è stato certamente facile cercare di mediare posizioni distanti. Ci provò e lo fece mettendo in campo tutte le sue energie. Fu chiamato a presiedere anche Efimall – l’ente che gestiva la rassegna Interbimall, che proprio sotto la sua presidenza cambiò nome in Xylexpo – e Cfi-Comitato fiere industria di Confindustria.
“Anselmi era uomo di altri tempi – ricorda Ambrogio Delachi, anche lui past-president Acimall – con uno stile e una cultura che oggi è sempre più difficile ritrovare. Si è speso moltissimo per l’associazione, sia a livello nazionale che internazionale, benchè il mondo del legno rappresentasse molto poco per la sua azienda, più coinvolta in altri settori. Ci siamo incontrati e confrontati, talvolta anche animatamente, in molte occasioni ma sempre con grande rispetto reciproco: abilissimo a intrattenere relazioni a tutti i livelli, con una notevolissima rete di conoscenze, la sua intelligenza e le sue esperienze gli consentivano di affrontare ogni situazione nel miglior modo possibile… un uomo che ha dato molto alla associazione”.
Come qualcuno ha scritto ricordandolo, “Veneto di nascita, marchigiano di famiglia, lombardo di adozione, ma la verità è che dovunque andasse era un locale. In Grecia era greco, in Yemen era yemenita…”. La sua curiosità, la sua sete di conoscere civiltà e culture diverse lo hanno portato in giro per l’Italia e il mondo: solo una manciata di anni fa, alla soglia degli ottant’anni, aveva girato tutta la Romania in camper, uno dei suoi viaggi più epici.
“La passione per il viaggio è indubbiamente la lezione più grande che ci ha lasciato”, ricorda il figlio Sergio, che dal 2004 gestisce l’impresa di famiglia, la Bruno Balducci, attiva nel settore dell’aspirazione e della filtrazione. “Sul lavoro era un perfezionista assoluto e a noi suoi figli ha insegnato a guardare più lontano, a pensare sempre a tutte le possibili conseguenze delle nostre azioni: le sue scelte, i suoi interventi, le sue motivazioni non erano mai banali, convinto com’era che ciascuno di noi ha precise responsabilità e deve saper guardare a tutto ciò che lo circonda, lasciando per ultimo il proprio interesse. La sua, la nostra azienda potrebbe oggi essere ben più grande e importante, ma forse con più nemici e ingiustizie…”.