E’ diventata una piacevole abitudine ritrovarci ogni anno, in vista di Sicam, a fare il punto della situazione sul Gruppo Giplast con il suo fondatore, Giuseppe Marozzi.
Una chiacchierata che ogni anno, dobbiamo ammetterlo, diventa sempre più “impegnativa”, perché Giplast – dopo l’acquisizione della FlexiBord di Luzzara – pare essere nel pieno di una seconda giovinezza. Pensavamo che l’integrazione avrebbe creato qualche difficoltà e invece Giuseppe Marozzi – alla guida del gruppo di Giulianova (Teramo), sempre più “spalleggiato” dal figlio Patrizio, responsabile delle attività commerciali – ci racconta sì di fatiche e di impegno, ma soprattutto di successi e soddisfazioni.
“Se le dicessi che l’acquisizione di una grande, storica realtà come Flexibord è stata una passeggiata sarei un bugiardo. Gli ultimi due anni sono stati molto impegnativi, perché abbiamo dovuto e voluto creare ogni possibile sinergia fra le due unità produttive. Ma questo non ci ha impedito di rimanere concentrati sulla chiave del nostro successo, ovvero una ricerca continua e l’impegno costante in nuovi prodotti e progetti industriali rilevanti.
I bordi per i nuovi sistemi di applicazione, per il laser, ne sono un esempio: si siamo impegnati su questo fronte da tempo con il nostro reparto Ricerca e sviluppo e abbiamo presto coinvolto le nostre maestranze per produrre quelle quantità necessarie per fare test seri, affidabili. Quando uno dei nostri bordi arriva a un produttore di mobili perché lo provi ci vogliono almeno alcune centinaia di metri di prodotto, perchè le moderne bordatrici viaggiamo a 40, 50 metri di velocità. Dunque, perché il test sia serio, è doveroso realizzare il nuovo bordo esattamente come un normale lotto di produzione.
Un dato: nel 2014 i nostri investimenti in tutto ciò che può essere definito “nuovi prodotti” è stato pari a 1,8 milioni di euro, su un fatturato complessivo che ha raggiunto i 35 milioni”.
Ci sta dicendo che nel giro di qualche anno avete praticamente quadruplicato il fatturato?
“Non poteva essere diversamente: non si può rimanere a metà del guado, bisogna scegliere se si vuole essere una piccola azienda, una realtà poco più artigianale, oppure ragionare con logiche diverse, guardare al mondo e alle opportunità che offre potendo vantare dimensioni e potenzialità maggiori.
Io e mio figlio Patrizio abbiamo scelto questa strada e i risultati sono stati importanti e, soprattutto, arrivati in tempo breve. Non sono tutte rose e fiori, perché abbiamo certamente dovuto maturare, in un certo senso, adeguare la struttura a questa nuova energia, ai maggiori volumi di produzione, a una gamma innovativa e diversificata: abbiamo saputo raggiungere un fatturato di tutto rispetto senza stravolgere ciò che siamo, ottimizzando le nostre risorse, le persone che lavorano con noi… un patrimonio eccezionale. Oserei dire che abbiamo vissuto questa crescita come se fosse normale, una logica conseguenza del lavorare sempre con coscienza, attenzione, rispetto”.
Ma più concretamente…
“Abbiamo investito, ad esempio, per avere tecnologie simili in entrambe le unità produttive, perché tecnologie diverse danno risultati diversi e questo ci imponeva di sperimentare nuove applicazioni in entrambe le fabbriche. Oggi possiamo gestire ogni processo come se disponessimo di una fabbrica unica, anche se nella nostra strategia vediamo a Giulianova più il “cuore” del sistema, la ricerca e la sperimentazione, mentre a Luzzara ci concentreremo maggiormente sulla produzione.
Posso però dirle che proprio in questi giorni siamo partiti con la produzione della foglia da 700 millimetri anche a Giulianova”.
Per quale obiettivo?
“Produrre, innanzitutto, senza limiti di organizzazione e logistica, accorciando il time to market che talvolta è davvero impegnativo per alcuni prodotti. Un anovità rivoluzionaria come quella del bordo per applicazioni alse ha richiesto due anni. E fortunatamente potevamo avvalerci della collaborazione di un partner tecnologico come il Gruppo Biesse di Pesaro. I nostri bordi “high technology” – non li chiamiamo più laser, perché possono essere applicati con alcune altre tecnologie – ci hanno fatto capire che in futuro queste collaborazioni saranno sempre più indispensabili, perché formulare un nuovo bordo significa anche capire come reagirà una volta “in macchina”, come risponderà alle mille esigenze di un ciclo produttivo. Non solo: la marginalità di una impresa, piccola o grande che sia, è sempre più ridotta e ciò impone che ogni sperimentazione sia presto efficace, perché se da un lato è un suicidio pensare di ridurre la ricerca, dall’altro bisogno che sia un processo per arrivare all’obiettivo in tempi brevi, dunque con tutti coloro che possono essere partner preziosi, oltre che prestigiosi”.
E sul versante commerciale?
“Siamo sempre molto attenti alla nostra struttura per essere presenti in modo concreto in un numero sempre maggiore di Paesi. E se accade che un mercato per noi importante come la Russia possa darci meno soddisfazioni dobbiamo essere pronti a coglierle altrove.
Mio figlio Patrizio si è dato molto da fare a questo proposito, sviluppando collaborazioni in molti Paesi… perfino in Germania, dove eravamo praticamente assenti, oggi abbiamo ottime referenze. Riusciamo a crescere nonostante la situazione economica generale perché restiamo capaci di proporre e di stupire anche i nostri amici tedeschi: abbiamo prodotti e finiture innovative che il mercato ci chiede… saranno sotto i riflettori del nostro stand alla prossima edizione di Sicam. Sto parlando del “bordo di testa” (vedi box a pagina 00) che permette a qualsiasi pannello di essere nobilitato e di sembrare sempre più una tavola di legno massiccio.
Senza dimentica l’extra glossy, il “Mirror”, come lo chiamiamo noi, perché sembra un vero e proprio specchio. Una proposta che ha entusiasmato molti.
E poi non dobbiamo dimenticare che il bordo non è un semplice pezzo di plastica, come qualcuno si ostina ancora a credere: penso a un’altra nuova fornitura che porteremo a Pordenone, ovvero il bordo con il poro a registro, che con i materiali plastici è certamente più difficile da ottenere che con le carte. Noi abbiamo trovato un buon equilibrio e non mancano le soddisfazioni”.
Perché le buone idee sono indispensabili se si vuole avere successo…
“Trasformare un contatto in buon cliente impone di avere argomenti validi da proporre, che aumentino il proprio credito, che facciano immediatamente comprendere che il Gruppo Giplast non è uno dei tanti, possibili fornitori, ma qualcuno con sui si può pensare a creare una vera e propria partnership, magari per definire insieme nuove opportunità!
L’Italia è da sempre culla di eccellenze e di ottime idee: siamo i numeri uno per creatività e capacità di dare forma e sostanza alle intuizioni. Andremmo ancora più lontano se fossimo meglio disposti, tornando a un tema che ho toccato poco fa, a collaborare, a una maggiore integrazione. I produttori di carte hanno ogni interesse nel proporre nuovi decorativi che noi, nel tempo più breve possible, dobbiamo essere pronti ad “accompagnare” con i nostri bordi. In Germania ci sono realtà che producono sia carte che bordi, altre che hanno una strettisima collaborazione: noi possiamo contare solo ed esclusivamente sulla nostra capacità di reagire. La nostra flessibilità ci consente di comprendere molto velocemente se l’industria ha accettato un nuovo trend e di arrivare con i nostri prodotti, una reazione che fino a qualche anno fa era nell’ordine dei mesi, oggi di giorni! Grande attenzione da parte di tutto il commerciale e ottime potenzialità produttive, questa è la chiave…”.
Anche nel mondo del bordo si parla sempre più di ambiente…
“Verissimo: da tempo ricicliamo il 100 per cento dei nostri scarti di produzione ed eliminato le vernici all’acqua, pur mantenendo un altissimo livello del prodotto finito.
Un impegno che viene ripagato: siamo fra i fornitori di Ikea, severissimi in termini ambientali e di ecocompatibilità. Se non avessimo queste prerogative non ci avrebbero neppure preso in considerazione”.
A cura di Luca Rossetti
Giplast, ricerca e innovazione
ultima modifica: 2015-10-16T00:00:00+00:00
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