Rilanciare la pioppicoltura

Il Gruppo Compensati di Assopannelli, associazione di FederlegnoArredo che riunisce i fabbricanti di pannelli e semilavorati in legno, analizza lo stato dell’arte della pioppicoltura italiana e le strategie per rilanciarla.

La pioppicoltura italiana rappresenta la principale fonte di approvvigionamento per una rilevante porzione di industrie di prima trasformazione. Per questo occupa una posizione di primo piano nell’ambito del “sistema legno”. La brevità dei turni consente a questo tipo di piantagione di essere l’unico sistema in grado di garantire un rafforzamento della produzione interna di legno contenendo al contempo la dipendenza dall’estero senza intaccare le risorse legnose delle foreste naturali, né compromettere le funzioni ambientali, protettive e ricreative.
 
A fronte di una superficie totale occupata pari a poco più dell’1 per cento di quella forestale – spiega Giuseppe Invernizzi, coordinatore del Gruppo Compensati di Assopannelli, a margine del recente Incontro Europeo sulla Pioppicoltura di Mantova – la pioppicoltura fornisce circa il 50 per cento del legname da lavoro di produzione interna. Nel nostro Paese essa rappresenta ancora l’unica forma di arboricoltura da legno, in quanto legata strutturalmente con il sistema di trasformazione industriale. La produzione nazionale copre mediamente i due terzi del fabbisogno”.
 
Nata per soddisfare le esigenze delle industrie delle paste per carte, la pioppicoltura si è indirizzata successivamente alla produzione di tronchi di maggiori dimensioni da destinare alla sfogliatura. Attualmente la maggioranza delle parti migliori dei tronchi viene utilizzata dalle industrie dei compensati e da quelle degli imballaggi da ortofrutta. I sottoprodotti vengono destinati alla produzione di pannelli di particelle. Molto limitato, rispetto al passato, risulta ormai l’impiego del legno di pioppo per segagione. Nonostante questa posizione di preminenza rispetto alle altre produzioni legnose, la pioppicoltura sta attraversando una profonda crisi, testimoniata dalla sensibile riduzione delle superfici coltivate che in Italia sono passate da 150mila ettari degli anni ’70 agli attuali 80mila ettari.
 
La carenza di offerta interna di legno di pioppo, derivante dai residui di abbattimenti o dagli scarti di altre trasformazioni industriali, ha indotto l’industria dei pannelli truciolari a rivolgersi a fonti di approvvigionamento alternative, con ripercussioni negative sul mercato e sui prezzi del legname. Le cause vanno ricercate in diverse ragioni, tra cui gli interventi di politica agricola territoriale che hanno creato un quadro incerto e spesso contraddittorio in merito alla localizzazione della coltivazione del pioppo.

Gli anni ’60 hanno segnato il boom della pioppicoltura specializzata, sia grazie alle diffusione dei cloni euro-americani di rapida crescita, sia ai progressi delle tecniche di coltivazione come anche all’aumento della domanda di legname di pioppo proveniente dall’industria dei pannelli compensati e truciolati. Negli anni ’70, in Italia, si è toccato il picco di 150.000 ettari di coltivazione a pioppeto. Dagli anni ’80 ad oggi, tuttavia, si è assistito ad una progressiva contrazione degli ettari coltivati a pioppo sino agli attuali 80.000 ettari. Si può stimare che in Lombardia la disponibilità di legname di pioppo si sia dimezzata dal 1990 a oggi: da oltre 1 milione di metri cubi agli attuali 500mila metri cubi/anno.
 
Questa situazione risulta addirittura sconcertante, sia rispetto alla generale espansione delle superfici forestate che si sta riscontrando in numerosi paesi europei, sia rispetto al grande fabbisogno di legname del nostro Paese” prosegue Invernizzi.
 
In Francia i boschi a pioppeto costituiscono il 2,7 per cento del patrimonio forestale di latifoglie temperate, ossia 230mila ettari, e consentono di ricavare annualmente 2.300.000 metri cubi di legname di pioppo in tronchi destinati per il 46 per cento alla produzione di segati e per il 54 per cento alla produzione di sfogliati. Le importazioni di legname di pioppo in tronco, che provengono prevalentemente dalla Francia, sono progressivamente aumentate per valori che sono prossimi a un milione di metri cubi l’anno, ossia circa 2/3 dell’intera capacità di produzione del sistema pioppicolo italiano. Un paradosso se si considera che l’Italia è il paese che ha inventato il clone I-214, destinato a sostenere l’industria dei pannelli compensati, placcati e multistrati diffuso in tutto il mondo, Francia compresa.
 
Assopannelli auspica il recupero del ruolo centrale della pioppicoltura per le industrie del pannello compensato e del pannello truciolare. Questo è possibile grazie alla specificità di coltivazioni adatte per corrispondere alle esigenze distinte espresse da differenti comparti di trasformazione. I legnami di pioppo di elevata qualità sono adatti per ricavare sfogliati destinati alla fabbricazione di pannelli compensati, placcati e multistrati e per segati da falegnameria. La disponibilità di tondame di pioppo può essere destinata alla fabbricazione di imballaggi di legno, e pallet in particolare; mentre quella di biomassa legnosa di pioppo è utile alla fabbricazione dei pannelli truciolari e ad uso energetico.
 
Oltre alla difficoltà di materia prima anche gli aumenti dell’urea (materia prima utilizzata per la realizzazione dei pannelli compensati), diventa per i produttori di compensati un problema come è emerso nella riunione Feic di San Pietroburgo. Nel periodo gennaio-luglio 2011 i prezzi sono passati da 375/380 euro a tonnellata agli attuali 460/480 euro.
 
Rilanciare la pioppicoltura ultima modifica: 2011-07-28T00:00:00+00:00 da admin