Così recitava il pay off di un espositore del comparto legno, forse quello meglio presidiato, per qualità di contenuti e proposte dell’industria, nell’ edizione di Made expo da poco conclusa.
E veramente il legno, ibridato con tecnologie innovative sempre più spinte, promette e permette di realizzare meraviglie. A Made expo le tendenze annunciate si sono concretizzate nelle proposte delle industrie: finiture naturali; un crescendo per il legno ingegnerizzato declinato per l’involucro, le coperture e le schermature; trattamenti sofisticati per le chiusure esterne, le porte per interni e i rivestimenti. Piccola per numero, ma di qualità la presenza dei produttori di macchine per la lavorazione del legno, chiave dell’innovazione per tutto il comparto. Un unico convegno, nel contesto del Wood International Forum, di notevole interesse “Come il legno influenza l’architettura”, ma molte aziende in rappresentanza: strutture, contract, semilavorati, pannelli acustici, pavimenti, prodotto “finito” porte e finestre, distribuite nelle diverse aree tematiche della fiera
Made expo: a consuntivo …
D’obbligo alla conclusione del salone milanese dell’architettura, del design e dell’edilizia riferire sui dati di affluenza e sul risultato complessivo raggiunto. Non è un esercizio sterile: i numeri testimoniano sia del valore dell’evento, sia della reazione del mercato professionale, progettisti, imprese, installatori e rivenditori.
Qualità dell’abitare, rigenerazione urbana e delle infrastrutturale per il vivere contemporaneo declinato in comfort, sicurezza, sostenibilità, innovazione delle costruzioni, con l’obiettivo di rafforzare le connessioni del sistema per rilanciare l’edilizia e promuovere un “fronte comune” industriale sia verso i mercati, sia nei confronti delle istituzioni in grado rimettere in movimento un settore strategico per l’economia nazionale. Queste gli obiettivi dichiarati alla vigilia.
A consuntivo i numeri parlano di circa novecento aziende espositrici, il venti per cento degli espositori costituito da imprese estere, riunite negli spazi espositivi di Fiera Milano Rho distribuite in otto padiglioni e quattro saloni (Made Costruzioni e Materiali, Made Involucro e Serramenti, Made Interni e Finiture, Made Software, Tecnologie e Servizi) distribuiti su 47.500 metri quadrati di superficie netta espositiva, e 90mila presenze registrate di cui il dieci per cento straniere. Mille incontri b2b con centottanta progettisti, contractor e buyer provenienti da più di venti Paesi.
Nonostante i segnali positivi emersi dall’Osservatorio Ance sul mercato delle costruzioni che ha registrano un segno positivo dell’1,5 per cento del fatturato (128 miliardi di euro) sul 2017, il dibattito, che si è sviluppato trasversale alle quattro giornate tra i protagonisti istituzionale coinvolti, ha avuto il merito di sottolineare l’urgenza di sbloccare i cantieri per un rilancio dell’economia e di stimolare l’interesse, rimettendo questo tema al centro dell’agenda politica.
Ancora numeri e di tutto rispetto per la fitta offerta convegnistica: duecentocinquanta le occasioni di formazione tecnica e culturale con testimonial autorevoli di varie discipline che hanno coinvolto14mila persone.
Made expo connesso
La connessione era il tema di questa edizione di Made expo nella triplice valenza “umana”, digitale e della qualità produttiva. E, nonostante la riduzione dello spazio espositivo, esito di un significativo calo di presenze, la connessione ha tenuto: la sostenibilità – traguardo apparentemente raggiunto si integra con i grandi temi riuniti sotto l’insegna “smart”. Anche se sorge spontanea la perplessità di una qualche confusione tra il filone “innovazione sostenibile” (evergreen) e quello “smart”.
Alexa di Amazon occhieggiava in molti stand a simboleggiare nuove frontiere del comfort domestico. E l’augmentend reality – con il visore che ti proietta in un fantastico mondo fatto di puntatori e contesti para reali (sia pure con un lieve senso di nausea) – simulava la percezione visiva dell’ambiente costruito con una grande attenzione al dettaglio che rendeva la realtà virtuale più attraente del reale.
Sotto il cappello della “connessione” si sono distribuiti i valori reali dell’industria che sono emersi al Salone: la fatica (e il costo) di innovare, il rischio di affrontare un percorso virtuoso di investimenti che potrebbe non finalizzarsi in un numero di forniture/cantieri sufficiente a compensarlo, lo sforzo per attribuire un significato autentico alla parola sostenibilità che non sia semplicemente concentrato in una linea di prodotti, ma sia spalmato in un impegno complessivo, produttivo, distributivo, progettuale e applicativo.