Sostenibilità, economia circolare e un futuro sempre più green per cui l’utilizzo e la salvaguardia del legno possa essere il punto di partenza. Ne abbiamo parlato con il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin: “Il legno è la massima espressione della sostenibilità…”.
…e quando si parla di sostenibilità, infatti, non si può non pensare al legno, il materiale green per eccellenza e, di conseguenza, alla filiera del legno-arredo, uno dei fiori all’occhiello del made in Italy. Per comprendere al meglio la realtà della filiera e capire quali sono e quali saranno i prossimi passi delle aziende italiane del settore abbiamo intervistato Claudio Feltrin, il presidente di FederlegnoArredo, la federazione delle imprese del settore del mobile e dell’arredo.
Che cosa vuol dire parlare di sostenibilità nel 2021 per le realtà della filiera del legno-arredo?
“Che la sostenibilità sia al centro delle azioni delle aziende della nostra filiera lo dimostrano non solo numerosi dati e ricerche, ma anche la scelta della Federazione di mettere proprio la sostenibilità al primo punto del programma per il prossimo quadriennio. Un’azione resasi ancor più incisiva sotto la spinta dell’Europa, che ha fatto della transizione ecologica e dell’attenzione al rispetto dell’ambiente in tutte le sue declinazioni, uno dei punti essenziali per le politiche del futuro. La nostra filiera parte in un certo senso già avvantaggiata, avendo come materia prima il legno che è la massima espressione della sostenibilità”.

Claudio Feltrin
Quali sono i punti su cui si dovrà lavorare maggiormente nel prossimo futuro per andare sempre di più verso un concetto di sostenibilità?
“La sostenibilità ambientale, che si evolve anche in responsabilità sociale, rientra nel dna delle imprese del settore e non potrebbe essere diversamente se pensiamo che è proprio il legno a riassumere in sé quanto di più ambientalmente sostenibile possa esistere. Gran parte del legno utilizzato dalle imprese associate proviene infatti da boschi o piantagioni certificati PEFC e/o FSC, ossia gestiti in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici: inoltre, la presenza di certificazioni ambientali è ampiamente presente lungo tutta la filiera. Il tema della sostenibilità, intesa a 360 gradi – efficientamento energetico, uso di materiali riciclati e/o riciclabili, tracciabilità del prodotto, ambienti di lavoro sicuri e attenzione sia al benessere della comunità dei propri dipendenti sia alla comunità locale e al contesto in cui la propria azienda è inserita – sarà, sempre di più, il fattore decisivo per la crescita”.
Dove si può ancora lavorare e dove invece si è già fatto molto?
“L’industria del legno-arredo ha già messo al centro i temi della sostenibilità con la sua filiera, mostrando di voler cogliere le opportunità derivate dalla green economy e dai modelli di sviluppo legati all’economia circolare. È infatti la prima in Europa in economia circolare: basti pensare che il 93 per cento dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato. Inoltre produce meno emissioni climalteranti degli altri grandi Paesi europei: 26 chilogrammi ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 della Germania, dei 49 della Francia e degli oltre 200 della Spagna. Dati significativi che fotografano lo stato di “sostenibilità” del settore. La Federazione svolge anche un ruolo fondamentale di guida e accompagnamento verso le sue imprese associate – facendo così da traino a tutta la filiera – affinché affrontino come opportunità di crescita e sviluppo le trasformazioni in atto”.
Quali saranno i principali strumenti per il prossimo futuro?
“Il 2021 sarà un anno pieno di novità dal punto di vista della legislazione ambientale europea. Un ruolo importante in tutti questi strumenti potrebbe essere giocato dalla Impronta Ambientale di Prodotto (PEF), una metodologia messa a punto dalla Commissione Europea, basata sull’analisi del ciclo di vita, che FederlegnoArredo ha sperimentato con il progetto europeo “Life Effige” per i prodotti di arredo ufficio e con la partecipazione allo schema nazionale “Made Green in Italy” del settore imballaggi. La sostenibilità ambientale, come ormai molti osservatori e ricerche dimostrano, è anche la chiave per una maggiore competitività e verso un sempre maggiore contributo del Legno-Arredo italiano contro la crisi climatica, come ci chiede l’Europa e soprattutto come ci chiedono le future generazioni”.
FederlegnoArredo come intende muoversi nel campo della sostenibilità? Si prevedono iniziative ad hoc?
“L’idea è quella di creare un protocollo che aiuti le imprese a rendersi più sostenibili passo dopo passo. Sarà una grande opportunità di trasformazione: chi deciderà di abbracciare adesso il cambiamento guadagnerà visibilità e competitività, chi non lo farà sarà costretto a farlo comunque nei prossimi anni. E il tema delle certificazioni è essenziale. Sappiamo bene, però, che per le aziende piccole non è facile azionare questo processo: per questo dobbiamo aiutarle a farlo. Il rischio è che altrimenti la filiera si indebolisca. Qualsiasi imprenditore deve sentire il tema della sostenibilità come obbligatorio, sia eticamente che in termini di business. La sostenibilità è, non c’è bisogno di dirlo, il business del futuro. Stiamo lavorando con la Fondazione Symbola al progetto per lanciare primo manifesto al mondo sulla sostenibilità del settore arredo: una sorta di disciplinare condiviso, che consenta alle imprese che lo rispettino di potersi dichiarare aziende sostenibili”.
C’è una forte preoccupazione legata alla reperibilità delle materie prime, compreso il legno, con un inevitabile aumento dei costi. Come ci si dovrà muovere nel prossimo futuro?
“Oggi siamo tra i principali esportatori di prodotti finiti a base legno, ma importiamo l’80 per cento della materia prima, nonostante il 38 per cento della superficie nazionale sia coperto da boschi e foreste. Tutto questo rende le nostre imprese soggette agli sbalzi di prezzo del mercato e alla concorrenza aggressiva di Paesi con potere di acquisto superiori ai nostri. Si stima che l’Italia utilizzi attualmente circa il 40 per cento dell’incremento annuo delle foreste nazionali, per ottenere diversi assortimenti legnosi: è il tasso di prelievo più basso dell’Europa continentale, con una media europea superiore al 55 per cento. Non dimentichiamoci che i boschi italiani oltre a rappresentare il serbatoio naturale di fissazione dell’anidride carbonica e a contenere gli effetti negativi del cambiamento climatico, rappresentano anche un importante driver di sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna del nostro Paese. Attivare filiere corte utilizzando maggiormente il patrimonio forestale italiano è un obiettivo certamente da coltivare, concentrandosi soprattutto sull’aumento della produttività, sulla gestione sostenibile e sulle certificazioni forestali”.