Tempo di tecnologie: ne parliamo con Dario Corbetta

D’accordo, le fiere non sono più quelle di una volta. Abbiamo imparato strumenti nuovi, compreso che il marketing ha anche altre frecce al proprio arco, che si possono mostrare e dimostrare perfino le linee più complesse via web, che si può evitare di fare qualche viaggio, che vedersi di persona è bellissimo ma solo se porta frutto, altrimenti….
Insomma, è tempo più che mai di porsi delle domande, di guardarsi attorno, di cercare di capire cosa conta davvero e di cosa possiamo fare a meno.

Discorsi già sentiti, forse banali, ma che tornano alla ribalta ogni volta che sta per arrivare un importante evento fieristico, qualcosa che possa essere considerato non solo una vetrina, ma una occasione per guardarsi dentro e attorno, per tirare qualche somma. O almeno provarci…
Noi l’abbiamo fatto in questo numero di Xylon: un vero e proprio racconto a più voci di cosa è oggi la tecnologia per il legno e il mobile. Abbiamo puntato i riflettori su questo mondo e riunito una serie di storie, di anticipazioni, di semplici schede prodotto, di vetrine, di interviste che – a leggerle fra le righe – dicono molto più di quello che sembra.

E allora non ci resta che lasciarvi alla lettura, in queste settimane che ci accompagneranno verso le fiere di maggio, pronti a cercare di capire cosa succederà da ora in poi…

Intanto però abbiamo scelto di partire dai numeri, dai dati. E lo abbiamo fatto grazie a Dario Corbetta, direttore di Acimall, l’associazione italiana dei costruttori di macchine e accessori per la lavorazione del legno che è anche l’editore della rivista che state leggendo. Il pretesto è la diffusione di un lavoro dell’Ufficio studi della associazione che permette di dare una occhiata al grande mondo delle “nostre” tecnologie nel suo insieme. Partendo ovviamente dall’Italia, con la coscienza di essere uno dei punti di riferimento a livello mondiale, secondi alla Germania solo dal punto di vista della produzione complessiva, arrotondando 3,5 milioni di euro conto i 2,5 dell’industria italiana.

ITALIA
L’Italia ha splendide carte da giocare in questa partita: una conoscenza approfondita di tutti i processi produttivi della filiera e una eccellenza tecnica e tecnologica assoluta“, esordisce Corbetta.Siamo i più bravi in assoluto nella finitura delle superfici, con un tessuto economico fatto soprattutto da piccole e medie imprese da cui emergono i colossi e una manciata di realtà che possiamo definire “grandi”. Un settore che l’emergenza sanitaria non ha sconvolto ma che – anzi – dopo la flessione dei mesi di stop delle produzioni si è prontamente ripreso. Un tessuto industriale fortemente specializzato che, fra inflazione settoriale e una domanda in forte crescita, ha visto un aumento del fatturato a cui nemmeno l’invasione della Ucraina da parte della Russia, che come mercato era comunque in “fase calante”, o la chiusura del mercato cinese hanno dato uno scossone.
Verso le aree del conflitto stimiamo fosse indirizzato circa il 5 per cento delle nostre esportazioni e non è detto che, come vedremo fra poco da una serie di indicatori, non ci siano comunque ancora dei “transiti” verso quelle destinazioni“.

Possiamo continuare a essere ottimisti?
I numeri non mentono: il recente passato è stato assolutamente da record e i dati a consuntivo  parlano chiaro, con una produzione che nel 2022 ha sfondato il tetto dei 2,6 miliardi di euro. Dobbiamo altresì dire che le nostre indagini congiunturali rivelano un calo degli ordini negli ultimi tre trimestri, sul quale pesano indubbiamente le difficoltà che tutti conosciamo, i punti interrogativi a proposito dei “punti caldi” del pianeta ma anche l’aver di fatto “riempito” i mercati di tutto il mondo di nuove tecnologie, investimenti che hanno una disponibilità temporale che non si esaurisce certo in una manciata di mesi. Anche il ridimensionamento degli incentivi, nel nostro Paese come in molti altri, non ha giovato.
A conti fatti dobbiamo però dire che veniamo da quindici anni di sostanziale crescita, ricalcando di fatto l’andamento dell’economia generale a livello mondiale, che ha pagato il conto della crisi del 2008 per poi vivere una stagione di assestamento negli anni seguenti, fino agli ottimi risultati del 2018, seguito da una fase di stagnazione che il Covid ha di fatto interrotto riportando gli indicatori verso l’alto nel 2020 e 2021, proseguendo – anche se in modo più attenuato – per buona parte del 2022.
Una dinamica premiante per le nostre imprese, che nell’anno in corso dovrebbero però misurarsi con un calo che stimiamo possa collocarsi fra i cinque e i dieci punti percentuali, il che significa riposizionarsi sugli ottimi livelli del 2021“.

ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI
Se guardiamo al mondo possiamo innanzitutto dire che i competitor restano quelli di sempre: la Germania, la Cina che ha in parte sostituito il ruolo che aveva Taiwan; gli Stati Uniti e il Giappone che si muovono su un piano meno globale.
L’Italia porta ancora a casa ottimi risultati a livello planetario, con gli Stati Uniti che si confermano ancora il nostro miglior cliente (220 milioni di acquisti “made in Italy”, il 34,6 per cento in più rispetto al 2021), seguiti dalla Francia (155 milioni, più 28,9 per cento) e dalla Germania (129 milioni, più 16,1 per cento). Dati che confermano come i nostri referenti siano i Paesi a tecnologia più matura, interessati alle tecnologie più avanzate. Da leggere con attenzione il dato della Cina (46 milioni di export, un calo del 23,5 per cento sul 2021), un mercato gigantesco nel quale una miriade di produttori nazionali si sta facendo largo“.

E per quanto riguarda le nostre importazioni?
Nel 2022 l’Italia ha acquistato tecnologie all’estero per 286 milioni di euro, il 13,7 per cento in più rispetto all’anno precedente. Germania, Cina e Austria sono in cima alla classifica dei nostri migliori fornitori: secondo le informazioni in nostro possesso dalla Germania arrivano tecnologie di alto livello, mentre le importazioni dalla Cina comprendono sicuramente macchine costruite in quel Paese da realtà del “made in Italy”, macchine che vengono di fatto “europeizzate”, un fenomeno in costante ascesa e – a nostro avviso – a cui guardare sempre con grande attenzione.
Lo stesso riteniamo possa valere anche per l’India, mentre ci risulta difficile leggere il dato della forte crescita della Spagna (più 120,8 per cento di vendite di tecnologie per il legno arredo in Italia nel 2022 rispetto all’anno precedente) e della Polonia (più 292,8 per cento), anche se stiamo parlando di un valore assoluto piuttosto residuale”.

Dobbiamo temere più che in passato i nostri competitor?
Se guardiamo ai dati elaborati del nostro ufficio studi non dobbiamo preoccuparci più di tanto. Per quanto riguarda le esportazioni hanno fatto tutti peggio di noi: la Germania ha registrato un calo del 7,6 per cento, la Cina del 5,7 per cento, Taiwan del meno 12,2 per cento. Sono cresciute solo Austria (652 milioni in valore, più 8,8 per cento rispetto al 2021), il Giappone (175 milioni, più 15,8 per cento) e la Turchia, che ha esportato macchine per 161 milioni, il 37,6 per cento in più rispetto all’anno precedente con una eccellente perfomance verso la Russia, destinazione i cui acquisti sono aumentati del 150 per cento, segno che l’asse Erdogan-Putin si consolida anche nel nostro settore o che da questo Paese è più semplice poter fare comunque arrivare macchine e tecnologie in mercati sottoposti a embargo. Bene anche l’export della Svizzera, che ha raggiunto i 153 milioni, con una crescita del 27,1 per cento.
Se analizziamo i dati più in particolare, dati che sono peraltro disponibili nel nostro sito acimall.com, la Cina continua a essere un fortissimo fornitore di tecnologie per gli Stati Uniti (422 milioni, meno 6,3 per cento) e Vietnam (405 milioni, meno 17,89 per cento) che non tutti forse  sanno essere fra i primissimi produttori di mobili al mondo.
La Germania esporta 271 milioni verso gli Usa (più 6,3 per cento) e verso la Cina (225 milioni, più 12,4 per cento), frutto di relazioni da sempre prioritarie”.

CONCLUDENDO
I dati restano buoni, ma le sfide non mancano, a quanto pare…
È proprio così. Il nostro settore sconta una scarsa attrattiva verso i giovani, le eterne problematiche dei cambi generazionali e una dimensione media aziendale che non è certo premiante. Un settore maturo e che vede l’impegno di ottimi imprenditori ai quali toccherà il compito di gestire un futuro che sarà sempre più in rapida evoluzione“.

a cura di Luca Rossetti

acimall.com

Tempo di tecnologie: ne parliamo con Dario Corbetta ultima modifica: 2023-04-26T13:05:10+00:00 da Francesco Inverso