Walter Crescenzi è stato per 28 anni amministratore delegato di Homag Italia. Siamo andati a salutarlo, a pochi giorni dall’addio alla sua carriera professionale, per parlare a bocce ferme della sua esperienza, dell’eterna diatriba fra Italia e Germania, di come è cambiato il settore…
Per lui che arrivava da esperienze precedenti completamente diverse, dal mondo della consulenza aziendale di alto livello, non deve essere stato facile arrivare in un mondo dove si parlava solo di macchine per il legno e, soprattutto, raccogliendo l’eredità e il ruolo di amministratore delegato di un meraviglioso personaggio quale era Renata D’Antoni.
Eppure Walter Crescenzi ha tenuto duro e ha retto i destini della filiale italiana del più importante produttore mondiale di tecnologie per il legno, Homag, per quasi un trentennio, muovendosi sempre con stile e discrezione in un mondo – e in un mercato – non certo semplice.
“Quando Gerhard Schuler, personaggio indimenticato e indimenticabile che mi volle alla guida di questa filiale, mi salutò prima che tornassi in Italia con un nuovo lavoro mi disse che non sarebbe stato un gioco da ragazzi, perchè andavo a lavorare nella tana dei leoni, sottolineando la qualità della competizione che avrei trovato”.
Inizia da qui la chiacchierata con Walter Crescenzi, personaggio che tutti noi del grande-piccolo mondo delle tecnologie per il legno e i suoi derivati abbiamo imparato a conoscere. Un momento per ripensare a cosa è cambiato, a cosa significa competere, all’eterno confronto fra Italia e Germania che da sempre sono ai vertici della qualità e dell’innovazione.
Un racconto che parte da lontano, come dicevamo, da quando 28 anni fa arriva in Homag.
“Mi lasci innanzitutto dire che è stato con grande orgoglio che ho ricevuto il testimone da una grande donna che lei ha già ricordato, Renata D’Antoni, e che a mia volta lo passerò con enorme piacere e con la certezza di avere fatto la scelta giusta a un’altra donna, Marta Brambilla – 45 anni, di cui 22 passati in Homag – che sarà l’unico amministratore delegato donna in tutto il gruppo Homag. Una persona eccezionale, entrata giovanissima in Homag arrivando alla responsabilità di tutto il nostro “service”, un compito – le garantisco – assolutamente impegnativo!
A darle una mano sui temi amministrativi e finanziari ho voluto Stefano Gentile, con noi da un paio d’anni per aiutarci a gestire una complessità che di anno in anno si fa sempre più
La signora Brambilla sarà certamente in grado di gestire quella continuità che ho sempre ritenuto indispensabile sia all’interno della nostra struttura che nel rapporto con i nostri clienti italiani, guidando un team di persone che nel corso degli anni non solo è diventato sempre più numeroso, ma che ha saputo dimostrare tutti i propri meriti e le proprie competenze dando ali alla nostra presenza in Italia. Una squadra eccezionale con cui ho vissuto anni davvero indimenticabili, da tutti i punti di vista”.
Certo che di acqua ne è passata tanta sotto i ponti da quando è “sbarcato” in Homag…
“Tantissima! La signora D’Antoni mi ha passato una creatura meravigliosa, frutto della sua passione e di tempi che oserei definire pionieristici, lasciandomi di fatto il mandato di dare a questa realtà una organizzazione che le permettesse di essere ancora più efficace in una piazza sfidante come quella italiana.
Credo di poter dire che abbiamo mantenuto la parola data, arrivando a costruire una filiale forte, con un service che oggi vede impegnati ben 33 tecnici contro i quattro che trovai al mio arrivo. Homag Italia è oggi una squadra di oltre 80 persone, fra dipendenti e agenti, con un fatturato di tutti rispetto e che nel 2023 ha raggiunto i 55 milioni di euro”.
“È stato un lungo, splendido viaggio, iniziato dalla volontà di Renata di avermi come sostituto, una decisone che la portò a organizzare un incontro con Gerhard Schuler, una cena durante la quale parlammo di tutto tranne che di lavoro. Tornato a casa pensai che non se ne sarebbe fatto nulla e che al di là del piacere do passare del tempo con persone di questa caratura umana e imprenditoriale tutto sarebbe finito lì. E invece…
Non è stato facile vincere le inevitabili resistenze di alcuni, ma alla fine l’avventura è iniziata. E devo anche dire che da quella chiacchierata in Germania è nato anche lo “stile” che caratterizza tutti i colloqui che ho fatto alle tante persone assunte da me qui in Homag Italia, cercando sempre di capire chi avevo, quali fossero le sue priorità, le passioni, il modo di rapportarsi agli altri: in Homag non mancano certo le modalità per poter poi formare le persone perchè possano inserirsi perfettamente nei nostri meccanismi.
Ventotto anni sulle montagne russe, come mi piace dire, in un settore davvero molto particolare che ho imparato a conoscere con il tempo: complicato, difficile, spesso fortemente legato ai fondatori delle imprese e alle loro famiglie, molti dei quali con la grande capacità di trasformarsi da piccoli falegnami a imprenditori di successo, alla guida di gruppi con centinaia e centinaia di addetti…”.
Un mondo che è cambiato nel tempo…
“Certamente: sono sempre meno le realtà di successo e negli ultimi venti, trenta anni c’è stata una concentrazione sempre più forte, spesso motivata da grandi realtà straniere. Un fenomeno che riguarda tutta l’economia, come vediamo ogni giorno: un tessuto industriale ed economico sempre più saldamente in poche mani, dal quale restano fuori solo poche, per quanto splendide, realtà che sanno proporre personalizzazione, individualità, gusto.
Diciamo che l’“anima finanziaria” delle imprese è diventata necessariamente preponderante anche in questo ambiente, perchè oggi più che mai è necessario disporre di capitali importanti per poter fare delle scelte, per definire nuove strategie.
Questo ha comportato una necessaria accelerazione verso tecnologie ad alta automazione, adatte per produzioni in grandi volumi pur mantenendo in primo piano concetti quali la flessibilità o la possibilità di mantenere un certo livello di personalizzazione. devo dire che negli ultimi anni, nonostante la nostra volontà di essere presente in modo importante anche in piccole e medie imprese con soluzioni “stand alone”, sono stati gli impianti a dominare il nostro lavoro e credo sia così per molti altri e, soprattutto, per ancora qualche tempo…”.
Togliamoci un sassolino dalla scarpa: esiste ancora una distanza fra le soluzioni “made in Italy” e il sempre celebratissimo “made in Germany”?
“Devo ammettere che la “bella macchina tedesca” è sempre stato un concetto molto apprezzato, forse anche perchè i tedeschi sono pronti a pagare il giusto per un alto livello tecnologico. Non c’è alcun dubbio che l’Italia sa esprimere valori altissimi, valori che negli ultimi decenni si sono innalzati notevolmente. Una competizione che si è fatta ogni anno più serrata, che cerchiamo di sostenere offrendo formazione, servizi, vicinanza.
È indubbio che non esista altro Paese al mondo dove dobbiamo lottare con una concorrenza nazionale così forte, efficace e preparata: è in Italia e in Germania che si fanno i grandi impianti, e in questi mercati così esigenti ed evoluti che si testano le tecnologie più innovative, che si mettono a punto le soluzioni che entrano poi nei cataloghi generali dei costruttori.
Una grande responsabilità nella quale gioca un ruolo fondamentale il service, l’assistenza pre e post vendita, una relazione d qualità con il cliente. Un capitolo sul quale ho sempre posto grande attenzione, perchè è l’unico modo per conquistare in modo pressochè definitivo la fiducia di un cliente. Una lezione che ho capito molto presto e che mi ha spinto a insistere per creare una rete tutta italiana di tecnici molto preparati e qualificati, che sanno anche reggere lo stress di un lavoro spesso difficile e provante”.
Di cosa è più orgoglioso in questa sua lunga passione per Homag Italia?
“Sono orgoglioso di lasciare una struttura organizzata, strutturata, che si fonda su persone straordinarie, che conoscono bene il loro lavoro e lo portano avanti con grande passione e autonomia. Una realtà di cui anche il cliente oggi percepisce i valori che può e sa esprimere.
Siamo la filiale di una importante realtà tedesca che opera all’interno del gruppo Dürr, una realtà che vanta un fatturato di oltre 4,5 miliardi di euro che ha salde radici nel mondo dell’automotive e in altri comparti strategici, primo fra tutti la mission di Homag che, non dimentichiamolo, nel 2023 ha raggiunto un nuovo record a livello di fatturato, attestandosi a 1.625 milioni di euro, anche se la dinamica degli ordini – come per tutti gli attori del settore – non è così positiva e rivela una diminuzione di circa il 18 per cento.
Tornando a temi più “personali” devo dire, guardandomi indietro, che per uno che ha cominciato a 19 anni come revisore dei conti e che in una decina d’anni si è ritrovato a dover gestire da dirigente laureati usciti dalle grandi università economiche, l’arrivare poi in Homag Italia è stata una grande sfida ma anche una grande opportunità di continuare a dimostrare i valori in cui credo.
Pensandoci bene forse mi è stato di aiuto il fatto di essere sempre stato uno sportivo, di osservare delle regole volendo migliorare sempre i miei risultati; a 55 anni ho cominciato a correre, l’unica attività che potevo fare dappertutto e a qualsiasi ora, arrivando alle grandi maratone di tutto il mondo. Mi sono sempre posto grosse sfide, in qualsiasi cosa facessi, ma non posso dimenticare che senza l’aiuto di mia moglie Annalisa non avrei potuto fare quello che ho fatto, sapendo che c’era lei a salvare dalle mie latitanze la nostra famiglia.
Ecco, questo è un piccolo rimpianto, ma adesso avrò tempo di seguire di più e meglio le vite dei miei figli, anche se oramai sono grandi, e delle nostre quattro nipotine”.