Il legno tinto di Legnoquattro: il colore fa la differenza

La Legnoquattro di Novedrate segna un doppio passaggio nel panorama italiano del mobile: fra i pionieri della tintoria del legno, in equilibrio fra naturalità e design, è anche simbolo di una rinascita industriale dove i protagonisti sono soci ex-dipendenti.

La specializzazione in una lavorazione “di nicchia” ad alta qualità – come la tintura del tranciato di legno, capace di trasformare la materia prima senza intaccarne la naturalezza – è il punto di forza che caratterizza l’attività della Legnoquattro di Novedrate, in provincia di Como. Frutto di una storia d’azienda “particolare”. La nascita di Legnoquattro coincide con la chiusura dell’azienda TQuattro, che nel 1973 aveva avviato la creazione di una tintoria del legno. Nel 1983 la decisione di chiudere le attività imprenditoriali porta al passaggio della neonata struttura per la tintura dei tranciati sotto la guida di un gruppo di dipendenti che si associano e, investendo la propria liquidazione, danno vita all’attuale Legnoquattro: sono 21 i soci che decidono di portare avanti l’impresa, fra cui il presidente storico Angelo Trombetta e l’attuale presidente Eugenio Grandinetti, all’epoca responsabile della nascente tintoria insieme con Fernanda Colombo, tuttora responsabile del laboratorio prove e gli attuali consiglieri Sergio Furlan e Mario Codella.
Oggi in azienda lavorano ancora 11 dei soci fondatori, per un’attività industriale che esporta il 60 per cento del prodotto all’estero verso Germania, Russia, Cina, Stati Uniti e India, con due stabilimenti produttivi. Il principale, a Novedrate, conta 5mila metri quadrati di superficie coperta oltre al piazzale, e vi trovano spazio anche magazzino, struttura vendite, logistica di spedizione e uffici. Il secondo, da 2mila metri quadrati coperti, è a Birone di Giussano (Monza Brianza) ed è stato rilevato otto anni fa. Stessa produzione di legno tinto, due modalità di lavoro diverse: nella sede storica il processo continua a essere impostato sull’equilibrio esperienza artigianale-tecnologia, a Birone la scelta è caduta fin dall’inizio su tecnologie più sofisticate di tintura con un procedimento che sfrutta contenitori sotto pressione, già in uso per la tintura dei tessuti, in grado di lavorare a costi inferiori grandi quantitativi di prodotto destinati soprattutto al mercato estero.
Con un’ottantina di occupati, Legnoquattro lavora al mese complessivamente 250mila metri quadrati di legno con turni da otto ore, partendo da una base di riferimento di circa 2mila colori cui si aggiungono, volta per volta, tutte le nuove versioni create su richiesta. I settori di punta oltre al mobile sono il mercato automobilistico (20 per cento) e i cantieri navali (20 per cento); in crescita anche gli arredi per il settore alberghiero e l’architettura d’interni. Settori che guardano al valore estetico del legno come requisito irrinunciabile rispetto a prodotti più “moderni” come le carte e i melaminici. Il progettista è il referente numero uno per Legnoquattro, come ci ha spiegato Eugenio Grandinetti.
 
Signor Grandinetti, quali sono i vantaggi della tintura del legno?
“Tingendo il legno non distruggiamo la natura della materia prima ma la valorizziamo: offriamo al cliente colori diversi da quello naturale, rispettando la tramatura naturale del legno di partenza e, soprattutto, in linea con le tendenze del design. Grazie alla tintura nobilitiamo legni di qualità che presentano difetti e che quindi finirebbero distrutti: parliamo di aniegrè, ciliegio, erable, frassino, kotò, lauro faja, mogano, movingui frisé, noce canaletto, radica, rovere e tulipier. Riusciamo a togliere macchie e imperfezioni e a personalizzare il materiale senza distruggere le venature, ottenendo un materiale uniforme con una tintura per tutta la profondità del tranciato almeno fino a due millimetri di spessore. Una volta pronto, il nostro legno tinto viene semplicemente incollato sul supporto, carteggiato e verniciato”.
 
Con quali modalità, e dove, acquistate il legno da tingere?
“Acquistiamo tronchi interi, che poi vengono sfogliati, o direttamente i tranciati. Il legno arriva in stabilimento imballato in pacchi singoli da trenta tranciati suddivisi per tipologia e qualità. Ogni tronco acquistato, scelto accuratamente da un collaudatore esperto, viene utilizzato interamente sia nelle parti pregiate che in quelle a minore resa estetica e in questo modo riusciamo a valorizzare attraverso la tintura tutto il materiale. Una delle difficoltà più importanti per il nostro lavoro è la reperibilità del materiale di qualità, soprattutto per le commesse di una certa dimensione. Per questo di ogni tronco destiniamo le parti migliori alla fascia alta e quelle meno belle ai mercati che non richiedono legni di pregio, come per esempio quello indiano. I legni arrivano principalmente da Stati Uniti, Europa, Africa e Brasile, tutti provenienti da foreste certificate Fsc. In alcuni casi, quando il materiale è molto pregiato e raro come la radica, tingiamo il prodotto acquistato direttamente dal cliente”.
 
Vi rapportate direttamente con il progettista?
“Le aziende di una certa importanza e dimensione si presentano da noi già dotate di un progetto e chiedono uno specifico tipo di legno tinto in un determinato colore. Partendo da questo progetto sviluppiamo in laboratorio i prototipi con una campionatura di diversi metri quadrati, che consente di realizzare una superficie della dimensione adeguata per verificare il risultato finale. Il laboratorio prove è dotato di un sistema computerizzato e di uno spettrofotometro che, insieme, consentono di arrivare alla giusta tonalità e luminosità del colore finale, alla fine memorizzato nel nostro catalogo e quindi reso ripetibile.
Gli impianti pilota del laboratorio producono i campioni colore in scala pronti da trasferire all’impianto di miscelazione e, quindi, alle vasche di lavorazione vere e proprie. Il processo parte solo una volta acquisita l’approvazione definitiva del cliente”.
 
Quali sono i passaggi principali del vostro processo di lavorazione?
“I tranciati sono stoccati in magazzino in pacchi numerati e suddivisi sulla base di tre gradi di qualità, dal migliore al più scadente. Il cliente li sceglie personalmente in funzione delle caratteristiche, delle fiammature naturali e delle misure, poi parte il processo di lavorazione vero e proprio. Il primo passaggio è la sbiancatura: non tutti i legni sono soggetti a questo passaggio, dipende dalla presenza di difetti e dal risultato finale di colore che si vuole ottenere. Dopo una prima regolarizzazione con una taglierina, i tranciati vengono bagnati, caricati su cestelli e immersi nelle vasche di sbiancatura contenenti acqua ossigenata in presenza di soda caustica. Per eliminare qualsiasi traccia di acqua ossigenata il legno viene trattato con enzimi che consumano l’ossigeno e poi nuovamente lavato. Il passaggio successivo è l’immersione nelle vasche di tintura vera e propria sempre in appositi cestelli, con un colore diluito in acqua in presenza di acido acetico. I coloranti di origine sintetica, composti dalla terna di rosso, blu e giallo, sono gli stessi utilizzati per tingere lana, seta e cuoio nella lavorazione di prodotti di largo consumo, senza aggiunta di solventi. Una volta estratto dalle vasche di tintura il legno viene portato al tunnel di essiccazione, dotato di carico automatico su nastro trasportatore. Raggiunto il perfetto grado di asciugatura viene stirato con pressa a vapore, reimpacchettato e imballato per la spedizione.
A fine lavorazione ogni pacco di tranciati esce dallo stabilimento con lo stesso confezionamento. Un ciclo completo dura almeno 6 ore, il tempo varia a seconda del tipo di legno e dello spessore. A valle della lavorazione, un collaudo verifica che non ci siano difetti e rotture. Per accertarci della penetrazione perfetta del colore in spessore svolgiamo anche piccole prove di carteggiatura.
Il processo in sé è molto semplice ma richiede una grande esperienza manuale: i tranciati sono materiali talvolta molto costosi, sbagliare vuol dire sprecare denaro e materia prima. Infine prestiamo grande attenzione all’impatto ecologico delle lavorazioni: le acque utilizzate per il processo sono depurate prima dal nostro impianto e poi da quello dell’azienda accanto alla nostra, con la quale abbiamo sottoscritto una convenzione. Dopo un secondo ciclo di depurazione vengono quindi scaricate presso l’apposito consorzio per subire un terzo trattamento”.
 
Come vede il mercato italiano in questa fase, specialmente per il mobile?
“Fra 2008 e 2009 siamo passati da 13,5 a 7,5 milioni di euro di fatturato, quest’anno siamo sugli 8. Fino al 2008 il mercato è stato ottimo, lavoravamo con grosse aziende del mobile e solo a Novedrate producevamo 140mila metri quadrati per aziende di grandi dimensioni, poi con la crisi il mercato è crollato diventando più frammentato e differenziato, dalla grande commessa da 30mila metri quadrati in India ai 500 metri quadrati del piccolo artigiano italiano.
A risentire maggiormente della fase difficile di mercato è soprattutto lo stabilimento di Birone, che avevamo acquisito poco meno di dieci anni fa davanti al boom di domanda di legno tinto dall’India: con il calo della richiesta di grandi quantitativi per i quali è stato progettato ha vissuto alcuni periodi di cassa integrazione. In questi anni siamo stati costretti come tutti ad attuare politiche di contenimento dei costi, anche con la riduzione del numero degli occupati non assumendo nuovi operatori in sostituzione di chi si ritirava in pensione”.
 
E cosa vi aspettate per l’anno in corso?
“Stiamo aprendo nuovi mercati: per esempio non abbiamo mai lavorato in Turchia, Paese che ha un buon andamento e sono attive molte aziende interessate al legno tinto che ci hanno già inoltrato ordini. Altri mercati interessanti sono Corea e Brasile. Per raggiungere questo obiettivo investiamo molto sulla presenza nelle fiere all’estero attraverso i nostri responsabili alle vendite, tra cui il consigliere Mauro Erba. Recentemente siamo stati in India e a settembre andremo in Cina. Per quanto riguarda il prodotto, siamo sempre alla ricerca di legni nuovi ed esotici. Le prospettive di sviluppo ci sono, perché il settore del mobile è cambiato e il cliente vuole colore e ambienti luminosi ma che conservano tutta la tridimensionalità del legno”.
Il legno tinto di Legnoquattro: il colore fa la differenza ultima modifica: 2012-03-21T00:00:00+00:00 da admin