Nel disegno di legge di bilancio 2026, presentato dal Governo nei giorni scorsi, è prevista la reintroduzione dell’iperammortamento per gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali. La misura punta a incentivare l’acquisto di macchinari, impianti e software, favorendo l’ammodernamento tecnologico delle imprese nel corso del 2026.
Il nuovo schema prevede una maggiorazione del costo ammortizzabile fino al 220 per cento, suddivisa in tre scaglioni: 180 per cento per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, 100 per cento tra 2,5 e 10 milioni e 50 per cento da 10 a 20 milioni.
Sono inoltre previste aliquote maggiorate per gli interventi che consentono una riduzione dei consumi energetici: 220 per cento fino a 2,5 milioni, 140 per cento tra 2,5 e 10 milioni e 90 per cento da 10 a 20 milioni di euro.
Secondo le prime simulazioni, il vantaggio fiscale, distribuito lungo la vita utile del bene, può arrivare fino a circa il 43 per cento del valore investito per i progetti più piccoli. Pur non generando un credito d’imposta immediato, la misura comporta un risparmio fiscale progressivo che potrà incidere in modo significativo sulle decisioni di investimento.
Tra le altre misure confermate nel disegno di legge figurano il rifinanziamento della “Nuova Sabatini”, a sostegno degli investimenti in beni strumentali e innovazione, e il credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES), con una dotazione superiore ai 2 miliardi di euro.
Dalle bozze finora disponibili emerge inoltre che potranno rientrare tra i beni agevolabili anche impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come fotovoltaico, sistemi di accumulo e cogenerazione.












