Il mercato europeo del legno entra in una fase di tensione strutturale: la domanda torna a crescere dopo la frenata del 2022–24, ma l’offerta è destinata a ridursi per vincoli di approvvigionamento e limiti di prelievo forestale. È quanto emerge da un nuovo outlook “Softwood Lumber – Tariffs, Turbulence and New Trade Flows to 2030”, redatto da Håkan Ekström e Glen O’Kelly, che colloca l’Europa come futuro perno dell’offerta globale in un contesto di forti restrizioni alla produzione in Russia e Canada.
Il continente – che oggi rappresenta un terzo della produzione mondiale e un quarto delle esportazioni nette – ha visto rallentare la domanda negli ultimi due anni a causa dei tassi d’interesse elevati. Con l’allentamento delle condizioni monetarie, le previsioni indicano una ripresa graduale fino al 2030 verso livelli più in linea con le medie di lungo periodo.
La produzione, cresciuta più rapidamente della domanda negli ultimi quindici anni, ha favorito l’aumento delle esportazioni dal 10 per cento al 19 per cento della produzione tra il 2009 e il 2024, soprattutto da Svezia, Finlandia, Germania e Austria. Ma il quadro sta cambiando: l’Europa centrale – colpita da un’ondata di bostrico tra il 2018 e il 2021 che ha danneggiato circa 400 milioni di metri cubi di legname – non potrà più contare sui tagli di recupero e con la transizione verso foreste più miste, la disponibilità di conifere è attesa in ulteriore calo entro fine decennio.
Il baricentro produttivo si sposterà così verso il Nord e l’Est Europa, dove Romania, Polonia e — una volta ristabilita la stabilità — l’Ucraina offrono margini di crescita. Complessivamente, il potenziale di incremento dei tagli di conifere è stimato in 15–20 milioni di metri cubi entro il 2030, un volume insufficiente però a compensare i limiti strutturali dell’Europa centrale.
Intanto i flussi commerciali stanno mutando e le destinazioni extraeuropee sono salite dal 27 per cento al 40 per cento del totale in quattordici anni. Le spedizioni verso gli Stati Uniti sono aumentate di oltre dieci volte tra il 2015 e il 2022 prima di rallentare, mentre la Cina ha ridotto gli acquisti dopo il picco del 2020. Al tempo stesso il Medio Oriente e il Nord Africa restano mercati solidi. Le esportazioni complessive sono destinate a rimanere stabili fino al 2030, frenate dalla ripresa della domanda interna e da un’offerta più rigida.
Secondo le conclusioni del rapporto, l’Europa rimarrà un fornitore globale indispensabile, ma la crescente competizione per la fibra — unita ai nuovi regolamenti europei, alla politica tariffaria statunitense e ai costi crescenti del legname canadese — manterrà elevata la pressione sui prezzi di tronchi e segati per tutto il decennio.












