Detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, eventuali limiti futuri per le emissioni in atmosfera degli impianti, situazione del mercato del pellet in Italia. Di questo e di molto altro si è discusso durante l’incontro che Progetto Fuoco (www.progettofuoco.com) – biennale internazionale di impianti e attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione della legna – ha organizzato in collaborazione con l’Aiel (l’associazione italiana energie agroforestali) e con l’Università di Trento. E al confronto su nuove normative, incentivi fiscali e mercato del pellet in vista della prossima edizione della manifestazione (che si terrà a Veronafiere dal 24 al 28 febbraio prossimo) sono intervenuti oltre cento grandi costruttori di caminetti, stufe, caldaie a legna e produttori di pellet. 
Dal mondo accademico è arrivato l’invito ai costruttori di stufe e impianti a legna a produrre apparecchi con caratteristiche di tutela ambientale molto più avanzate rispetto a quanto oggi richiesto dalle norme europee. Paolo Baggio – professore ordinario di fisica tecnica ambientale al dipartimento di ingegneria civile e ambientale all’Università di Trento – ha spiegato che l’Europa va verso regole sempre più severe: “Per questo, ha detto Baggio, anche se in Italia per impianti sotto i 35 Kw, non esistono limiti per le emissioni in atmosfera, è probabile che presto verranno adottati correttivi a livello europeo”. Il risparmio energetico sta portando alla morte dei caminetti aperti, che hanno un basso rendimento termico e tra pochi anni (come già oggi in Svizzera) non saranno più in produzione.
All’incontro è intervenuta anche Annalisa Paniz, collaboratrice Aiel, ricordando che nel 2008 in Italia si sono prodotte 700mila tonnellate di pellet (il 70 per cento tra Veneto, Friuli e Lombardia). La produzione nazionale copre solo il 53 per cento del fabbisogno interno, pari a un milione e 200mila tonnellate, e questo costringe l’Italia a dover importare pellet (soprattutto dall’Austria). “Le previsioni produttive per il 2009, ha poi spiegato, sono simili a quelle dell’anno scorso, perciò il prossimo inverno avremo problemi di approvvigionamento. In questo quadro si affacciano alcuni distributori nazionali di metano i quali, avendo compreso l’importanza di questo nuovo mercato in crescita, hanno dato il via ad investimenti nel settore”. L’Italia è il mercato numero uno in Europa per le stufe a pellet con 740mila unità nel 2007 su un parco di impianti a legna di 4 milioni e 400mila tra stufe e caminetti, a fronte di 15 milioni di caldaie a metano e gasolio, l’86 per cento delle quali vecchie e quindi inquinanti. Tra il 2007 e il 2008 le vendite di caldaie a pellet (oggi alcune migliaia in Italia) sono cresciute del 60 per cento, motivo che ha spinto alcuni distributori nazionali di metano a investire nella produzione di questa speciale biomassa.
L’incontro veronese è stato anche l’occasione per presentare il manuale “Legna e cippato” edito da Aiel per Progetto Fuoco, un serio supporto tecnico per gli operatori delle fonti energetiche rinnovabili.
Ricordando che il legno è la principale fonte energetica rinnovabile al mondo, Marino Berton, presidente dell’Aiel, si è invece soffermato sugli incentivi fiscali per chi installa generatori di calore a biomasse. La legge italiana relativa alle detrazioni fiscali del 55 per cento per la riqualificazione energetica si presta a poco chiare interpretazioni: parla infatti di generatori, senza specificare se si tratta di caldaie per grandi ambienti o anche di stufe, caminetti, termocucine. Di certo, sostiene Berton, la detrazione vale solo per chi vuole sostituire tra il 2009 e il 2010 le caldaie a gasolio con quelle a biomassa (costi del tecnico e di manodopera inclusi), a patto che la detrazione annua sia superiore alle tasse versate.
                       










