Tradizione e innovazione, storia e futuro. Siamo stati in Panotec per vedere dal vivo la realtà trevigiana specializzata nella realizzazione di macchine e soluzioni per l’imballaggio. A farci da cicerone Carlo Capoia, vicepresidente del gruppo…
Circa 120 addetti, un fatturato intorno ai 25 milioni di euro e una presenza consolidata in Europa, Giappone, Stati Uniti e nel Regno Unito. Panotec ha saputo evolversi insieme al settore, passando dalla tradizione artigianale alla creazione di sistemi intelligenti e modulari per il mondo del packging, grazie all’innovazione tecnologica che ha interessato tanto l’hardware quanto il software. Un’azienda che ha saputo coniugare la qualità del “made in Italy” con l’automazione e la digitalizzazione, rispondendo alle nuove esigenze di mercato. Abbiamo parlato di questa evoluzione con Carlo Capoia, vicepresidente di Panotec, che ci ha raccontato la storia di un’azienda che, pur essendo cresciuta a livello internazionale, è riuscita a mantenere un giusto equilibrio tra una impresa in espansione e una dimensione familiare che ne ha rappresentato e ne rappresenta la forza.

Carlo Capoia.
“La nostra storia con Panotec – ci spiega Carlo Capoia – è iniziata negli anni Novanta, quando mio padre Giuseppe, che in una prima fase curava le componenti software dell’azienda, ne intravide il potenziale e decise di rilevarla tra il 1999 e il 2001. Un percorso iniziato oltre vent’anni fa e che ci ha portato a diventare una realtà conosciuta a livello internazionale e che non si “limita” a realizzare macchine che tagliano cartone, ma progetta soluzioni integrate che accoppiano, chiudono, incollano, etichettano, stampano e pallettizzano scatole in modo completamente automatizzato e on demand.
Oggi Panotec può contare su due stabilimenti produttivi – uno a Cimadolmo (Treviso), dove si producono macchine standard per l’imballaggio su misura, e uno a Formigine (Modena), dedicato a impianti completi, automatizzati e personalizzati – a cui si aggiunge una filiale in Francia.
Inizialmente – spiega più dettagliatamente Carlo Capoia – a Cimadolmo gestivamo sia le produzioni standard che quelle “speciali”, ma con l’aumento della domanda per soluzioni su misura, abbiamo trasferito queste ultime nella nuova sede di Formigine, frutto dell’acquisizione di un’azienda focalizzata su automazioni complete. Una scelta strategica, nata dalla consapevolezza che prodotti standard e speciali richiedono approcci, processi e competenze diverse.
Nel tempo abbiamo anche rilevato una torneria che oggi ci permette di produrre internamente circa il 30 per cento delle componenti tecnologiche delle nostre macchine, mantenendo il controllo diretto su queste lavorazioni, gestendo al meglio anche i tempi e i costi di produzione e permettendoci di far crescere la nostra competitività in un settore che ha subito una forte evoluzione negli anni, come approccio e come tecnologia.
Un’evoluzione che – prosegue – negli anni ci ha spinto a investire sempre sulla ricerca, sulla realizzazione di soluzioni in grado di soddisfare un mercato sempre più esigente, per produttività, efficienza e tempi, portandoci a specializzarci sulla produzione di macchine per l’imballaggio su misura. Questa visione ci ha spinto a realizzare, tra le altre, automazioni modulari e completamente personalizzate per l’imballaggio in real-time, e la linea “Opera”, progettata specificamente per l’e-commerce e capace di creare pacchetti su misura e automatizzare l’intero processo di inscatolamento. Attualmente abbiamo circa 25 unità vendute sui mercati internazionali”.
Una crescita delle tecnologie, ma immaginiamo anche dei competitors, specialmente con l’avvento dell’e-commerce…
“Esattamente. Negli ultimi anni, la tecnologia del packaging on demand ha conosciuto una crescita significativa. Quando abbiamo iniziato eravamo solo in due aziende a lavorare su queste soluzioni, ed era un settore molto – mi conceda il termine – di nicchia, con una tecnologia che potremmo definire “Made in Italy”, poiché eravamo entrambe realtà italiane. Con il tempo, il mercato è cresciuto in maniera esponenziale, certamente grazie alla grande diffusione di internet e alle vendite online, ma anche seguendo la crescente digitalizzazione delle aziende. Oggi, le imprese offrono sempre più servizi digitali, diventando più flessibili e adattabili alle necessità dei clienti. L’aumento della domanda per il packaging on demand ne è una diretta conseguenza.
Nel corso degli anni, sono emersi poi anche nuovi concorrenti in diverse parti del mondo, come in Asia, Germania, Polonia e anche in Italia stessa. Per questo, per riuscire a rispondere a un settore sempre più competitivo, non ci siamo “seduti sugli allori”, ma abbiamo continuato a cercare nuove idee, nuove soluzioni sempre più performanti, puntando sull’affidabilità delle nostre macchine, ma soprattutto sull’esperienza che abbiamo accumulato negli anni, da mio padre a un team collaudato che è “cresciuto” insieme e a cui negli anni abbiamo affiancato una nuova generazione, creando un mix, devo dire particolarmente efficace, di esperienza e nuove visioni, che ha fatto dell’equilibrio il proprio punto di forza”, ha spiegato Carlo Capoia. “Avere una visione a 360 gradi è sempre più importante, perché in questi anni la “partita” si gioca anche su altri campi: rimanere competitivi sul mercato non è più solo una questione di tecnologia “hardware”, ma anche di una parte informatica che sia in grado di avere software “reattivi” e che permetta ai nostri clienti di poter integrare le nostre soluzioni direttamente con i loro sistemi gestionali, con un sistema di tracking e reportistica che consenta di monitorare in tempo reale la produttività, l’efficienza e altre metriche vitali, grazie a un sistema che consente di eseguire query sui dati in modo semplice e immediato.
Come si vede chiaramente, oggi la tecnologia è diventata un know-how sempre più accessibile a tutti, ma è la capacità di affrontare le sfide dell’automazione flessibile, che rende gli impianti efficienti. Il packaging on demand non è più una nicchia: è una necessità. Oggi i clienti, con produzioni sempre più variabili, sono alla ricerca di soluzioni che possano amministrare queste variabilità in modo rapido ed efficiente. Non è più un discorso solo di macchine “stand-alone”, ma di interi sistemi automatizzati che permettano di gestire colli variabili in tempi rapidi, ottimizzando ogni fase del processo produttivo. E questo vale in ogni comparto.
Per fare un esempio parlando di un settore che i lettori di Xylon conoscono bene, negli ultimi anni, il mondo del mobile ha visto un notevole cambiamento. Un tempo, i margini operativi erano ampi, ma oggi si stanno assottigliando, rendendo essenziale l’efficientamento operativo e di conseguenza delle macchine stesse. Con l’aumento della produzione e la necessità di maggiore flessibilità, i sistemi di imballaggio sono diventati un punto critico, in grado di fare la differenza in modo “concreto”, permettendo per esempio di portare a destinazione in sicurezza un prodotto che, qualora si danneggiasse, causerebbe una perdita “a bilancio” e un aumento dei resi, uno dei temi fondamentali del futuro. Inoltre sembra scontato, ma oggi una scatola non deve solo proteggere, ma riflettere anche il valore del prodotto: se un mobile ha un prezzo importante, la scatola deve rispecchiarne il valore, per sicurezza e per design”.
Qual è la sfida del domani?
“La sfida del domani è continuare ad evolversi, in un mercato che cambia rapidamente e richiede soluzioni sempre più flessibili, interconnesse, efficienti e sostenibili. Oggi il valore si gioca non solo sul prodotto, ma sulla capacità di offrire un supporto completo: dalla consulenza alla progettazione personalizzata, fino alla proposta di soluzioni capaci di adattarsi a contesti produttivi molto diversi tra loro. Un approccio integrato che punta a intercettare i bisogni del mercato prima ancora che diventino urgenze. Vogliamo che Panotec sia un marchio che possa servire più clienti possibili e per questo stiamo studiando sempre nuove soluzioni. Un esempio di questa nostra visione è “Smart”, una nuova tecnologia che abbiamo lanciato recentemente, economicamente più accessibile, ma in grado di rispondere alle richieste di qualità e produttività del mercato.
Non solo, stiamo progettando moduli integrati per impianti, combinando macchine e sistemi di formatura in un monoblocco, per facilitarne l’adozione da parte dei clienti, rendendo le soluzioni più competitive in un’ottica di economia di scala e “green”, con nuove normative e scelte etiche che stanno cambiando il mercato, per materiali, impatto energetico, sostenibilità. Abbiamo clienti che da 20 anni utilizzano gli stessi impianti, un segno che la nostra qualità continua a fare la differenza sul lungo periodo.
Oltre alla produzione delle macchine, negli ultimi anni abbiamo integrato nei nostri impianti dei moduli di stampa on demand, interamente progettati e ingegnerizzati da noi. Questi sistemi permettono di stampare direttamente sulla scatola tutto ciò che serve: loghi, marchi, diciture, fino all’identità dei dati del cliente finale, eliminando in molti casi la necessità di applicare etichette. Una tecnologia che consente gestire il lotto uno anche nella stampa, con maggiore efficienza, costi ridotti e un processo decisamente più snello.
Vede, il mondo continua a evolversi, e – oltre alla capacità di fare le scelte e gli investimenti giusti, ponderati – sarà fondamentale anche la formazione, avere un service sempre pronto, competente, in grado di rispondere alle domande dei clienti, in grado di risolvere nel minor tempo possibile qualsiasi problema. Per questo negli anni abbiamo investito su una nostra “Academy” in grado di formare al meglio i tecnici che abbiamo sul campo, i nostri dealer, e oggi stiamo continuando a investire nella formazione interna, per assicurarci che il know-how che abbiamo accumulato nei quasi quarant’anni di storia di Panotec non solo non si perda, ma continui a rimanere un valore tramandabile e riconoscibile”.
Il legno è ancora importante per voi o guardate ad altri materiali?
“Il legno per noi è fondamentale ed è da sempre nel nostro DNA. Panotec nasce nel legno, da esperienze consulenziali in questo settore, che oggi rappresenta ancora circa il 50 per cento del nostro fatturato. È un mercato tutt’altro che saturo, e il cambiamento da tecnologie di imballaggio che definirei obsolete a soluzioni più moderne e performanti è inevitabile: chi non automatizza oggi rischia margini sempre più bassi e costi fuori controllo.
Anche le aziende di dimensioni più contenute – così come ormai la maggior parte delle grandi – hanno capito che la sfida si gioca sull’automazione e sulla logistica. Ed è proprio pensando ad aziende che si approcciano per la prima volta a nuove tecnologie di packaging abbiamo progettato “Smart”, che permette di produrre scatole su misura, ridurre l’aria trasportata, ottimizzare i materiali e semplificare il lavoro degli operatori, lasciando la possibilità di fare un upgrade in futuro”.
Come vedete il futuro del settore del mobile e come si collocherà il futuro di Panotec?
“Per il futuro, mi auguro davvero che ogni produttore di mobili possa avere una macchina Panotec (sorride, ndr.). Sarebbe una naturale evoluzione, soprattutto perché anche il settore del mobile “Made in Italy”, come noi, sta affrontando sfide sempre più complesse, con competitors ingombranti che arrivano dall’oriente. Credo però che la spinta al design, alla qualità dei materiali e alla manualità italiana continuerà a fare la differenza.
Il nostro mestiere è fatto di continuo cambiamento: bisogna evolversi, lavorare, creare sempre qualcosa di nuovo. Il mobile, in particolare, dovrà sapersi adattare agli stili di vita contemporanei, essere sempre più modulare e flessibile.
La forbice del mercato si allarga, e nel frattempo fare impresa – in Italia come all’estero – è sempre più una scommessa. Nei prossimi dieci anni credo che molte aziende andranno in sofferenza, anche perché da noi il passaggio generazionale è un tema molto critico. Anche la gestione economica sarà un banco di prova. Le aziende familiari sono spesso bellissime realtà, ma non sempre riescono a essere manageriali. Sarà fondamentale avere il coraggio di prendere decisioni difficili per garantire lo sviluppo delle aziende”.
A cura di Francesco Inverso
panotec.com