L’export della filiera legno-arredo chiude il primo trimestre 2025 all’insegna della stazionarietà rispetto allo stesso periodo del 2024 con un -0,4 per cento complessivo, come risulta anche dal confronto fra marzo ’25 e marzo ’24 con un + 0,1 per cento, per un valore complessivo di 4,7 miliardi di euro.
Con 2,5 miliardi di euro l’area UE27 si conferma il primo mercato di riferimento per il nostro export con un -0,2 per cento, mentre le esportazioni verso i Paesi extra UE27 crescono dell’1,7 per cento e raggiungono quota 690 milioni di euro.
Il macrosistema arredamento ha registrato un -1,1 per cento con 3,4 miliardi di export, con un rallentamento più spiccato per le cucine (-8,3 per cento) e l’ufficio (-9,8 per cento) mentre il macrosistema legno fa + 1,6 per cento per un valore pari a 1,25 miliardi di euro, per il buon andamento (+9,7 per cento) di prodotti e finiture d’arredo per l’edilizia.
Per la filiera, alcuni segnali positivi arrivano dai mercati extra-UE, in particolare dagli USA che toccano un +3 per cento nel cumulato gennaio-marzo dopo che gennaio-febbraio aveva registrato un -0,1 per cento, forse nel tentativo di anticipare l’applicazione dei dazi annunciati da Trump, che proprio ieri ha firmato l’ordine esecutivo che estende la scadenza dal 9 luglio al primo agosto.
Anche UK ed Emirati Arabi Uniti confermano dinamicità nei primi mesi del 2025, mentre sul mercato Ue sono Spagna e Portogallo a distinguersi con dati in crescita.
Sul fronte delle importazioni spicca il dato della Cina, che tocca quota +25 per cento (marzo ’25 su marzo ‘24), mentre il cumulato del trimestre arriva addirittura a un +38,2 per cento.
Sono queste le principali evidenze che risultano dai dati elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat e che fotografano l’export del primo trimestre di un settore che, come tanti altri, è “costretto a stare alla finestra” in attesa di capire davvero che cosa succederà in tema di dazi e quale sarà la strada che Trump intende percorrere.
“Come accade ormai da quasi un anno a questa parte, per motivi diversi fra loro, ma tutti altamente complessi – commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – riuscire a immaginare anche il futuro più prossimo è davvero impossibile, ma il dato evidente è che mentre siamo in balia delle dichiarazioni del presidente USA, continua anche il trend negativo dei principali Paesi che importano i nostri prodotti. Nella Top 10 continuano a calare Francia e Germania (rispettivamente -4,2 per cento e -2,6 per cento), mentre UK e Spagna registrano un +3,3 per cento e un +7,4 per cento; gli Emirati Arabi Uniti registrano la migliore variazione percentuale con un +11,1 per centoper un valore totale esportato di 108 milioni di euro.
Un campanello d’allarme arriva anche dal dato dell’import in Italia di prodotti cinesi, che abbiamo visto a marzo toccare il + 25 per cento, anche se i dati Istat di aprile 2025 riportano per il mobile una flessione delle importazioni del 3,5 per cento. Un piccolo segnale positivo? Lo capiremo nei prossimi mesi, ma l’avanzata del gigante cinese non deve farci stare troppo tranquilli. Non a caso, per il clima di fiducia espresso a maggio dalle aziende, il saldo dei giudizi sugli ordini (differenza tra giudizi sugli ordini alti e bassi) si attesta al –24,1 per cento, in peggioramento rispetto al –20,2 per cento di aprile.
Da evidenziare, al contempo, che il 61,7 per cento delle imprese dichiara comunque che gli ordini sono “normali”, quindi in linea con le aspettative: dato che trova conferma anche nella produzione industriale del mobile, che nel periodo gennaio-aprile 2025 ha registrato un +5,4 per cento”.
Considerando i cinque Paesi che in valore assoluto crescono maggiormente a gennaio-marzo 2025 troviamo oltre a Spagna, Usa ed Eau, il Marocco +55,6 per cento (26° destinazione) e il Portogallo +25 per cento (21° destinazione).
Tra i cinque Paesi con il trend negativo peggiore troviamo Francia e Germania, che nella Top 10 perdono rispettivamente 35,5 milioni di euro e 13,5 milioni di euro; la Cina (12° destinazione) registra una flessione del 16,4 per cento e l’Arabia Saudita del 13,5 per cento (16°destinazione).