Pubblichiamo il secondo dei contributi che abbiamo ricevuto per la nostra iniziativa: tre domande a personaggi, titolari, dirigenti di aziende per “guardare dentro” questa stagione così spietata, incerta, drammaticamente capace di rendere tutti noi impotenti.
Christian Salvador
contitolare Salvamac (Poznan, Polonia)
www.salvamac.com
- Come avete reagito a questa emergenza?
“Condivido pienamente l’analisi del mio socio polacco, Ziemowit, che con una visione pragmatica e molto realistica considera che le reazioni davanti a un evento così importante passino in sequenza attraverso tre fasi principali: la prima è quella della negazione e ribellione. All’inizio la prima reazione è quella tipica della giovane età. Non toccherà a me. Colpisce la Cina, qui non arriverà mai, ha colpito un’alta regione, ha toccato la mia regione ma è ancora lontana, è arrivata nella mia città ma colpisce solo gli anziani con malattie pregresse. Giorno dopo giorno le mani che coprono gli occhi si spostano e i numeri non danno più spazio a possibilità di fuga.
La seconda fase: accettazione e speranza. È la fase in cui capiamo che dobbiamo purtroppo conviverci. Mal comune mezzo gaudio, tocca anche gli altri! Si accetta, ci si organizza, si canta e si applaude dal balcone, si fa scorta di farina e carta igienica e si immagina che fra qualche settimana tutto sarà come prima, un buon spritz con Aperol con gli amici, la gita al mare con la famiglia e si uscirà nuovamente a veder le stelle! Andrà tutto bene!
Terza fase: la depressione pessimista o la visione ottimista. Dopo l’accettazione i giorni passano, non si vedono miglioramenti e si capisce che niente sarà più come prima. Anzi, ci si appresta a una crisi anche economica senza precedenti. Allora si possono avere due categorie di reazioni: la prima è la depressione pessimista dove non si vede nessuna luce in fondo al tunnel e si cerca di arroccarsi sulle proprie posizioni riducendo drasticamente ogni spesa e annullando ogni speranza e investimento. Io invece credo nella seconda alternativa, ovvero che si debba guardare oltre, coltivare ogni possibilità, lavorare ancor più di prima e non sprecare questa occasione che è unica!
Così pensiamo in Salvamac: ottimizzare ogni sforzo ancora più di prima con una forte visione verso il cambiamento. Un passaggio dall’“andrà tutto bene” all’hashtag che usiamo noi di Salvamac: #bethechange”.
- Che cosa, a vostro avviso, sta cambiando o cambierà in modo radicale?
Ancora Eraclito, Panta rhei, tutto diviene, tutto scorre, tutto cambia. Non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume e questa volta l’acqua scorre forte, impetuosa, trascina via tutto. Il concetto di vicinanza sarà diverso, meno fisico e più orientato al valore stesso dello stare vicino. L’accesso a internet crescerà in modo esponenziale, molto più di quello che finora si è visto e questo potrebbe favorire le realtà più piccole ma più dinamiche. Il mercato è il luogo di incontro tra domanda ed offerta e per l’offerta può essere una grande occasione per superare le problematiche di “asimmetria informativa” e farsi vedere in luoghi e in realtà dove prima non sarebbe mai arrivata. Le barriere all’ingresso potrebbero scendere e dare nuovo stimolo ed energia a chi vuole portare il cambiamento, il nuovo. Noi nuovamente come Salvamac crediamo in questo partendo proprio dal nostro Slogan: #bethechange”.
- Che cosa le autorità e tutti noi dovremmo fare?
“Il maggior rischio lo vedo nelle autorità e nelle derive centraliste e nazionaliste che potrebbero arrivare. Nel romanzo di Alberto Camus “La peste”, che ho riletto in questi giorni, finita apparentemente l’epidemia si ricorda che si deve prevenire un possibile ritorno: i bacilli possono colpire nuovamente dopo anni di inerzia. Era il 1947 e la peste “Europea” era stata debellata. Tutti noi dobbiamo stare attenti e ricordarci il valore della libertà, non cadere nella trappola di facili soluzioni populiste e osservare sempre la luna e non il dito che la indica”.