Rubner Grandi Strutture in legno, specializzata in grandi opere architettoniche in legno ingegnerizzate, taglia il traguardo dei 50 anni di attività e chiude il 2023 con un fatturato consolidato di 175 mln di euro. Con sede a Bressanone e consociate in Francia, Austria e Germania, Rubner Grandi Strutture in legno rappresenta il settore più dinamico e tecnologicamente avanzato del Gruppo Rubner, realtà a conduzione familiare dalla vocazione internazionale che presidia tutta la filiera del legno: dalla produzione di segati, semilavorati in abete e pannelli in legno, a quella di porte e finestre, case mono e bifamigliari, fino appunto alle grandi strutture architettoniche.
“Dopo la crescita degli anni passati – sottolinea Peter Rosatti, ceo di Rubner Grandi Strutture in Legno – il 2023 è stato un anno di consolidamento in cui abbiamo concluso progetti all’avanguardia come Roots ad Amburgo, il multipiano di 20 piani e 72 metri d’altezza più alto della Germania, e il Fish Market a Sydney.”
Fondata nel 1974, in questi 50 anni di attività, Rubner Grandi Strutture in legno ha realizzato oltre 7.500 progetti che spaziano dagli edifici multipiani alle facciate e agli involucri edilizi, dai progetti speciali alla realizzazione di strutture di grandi dimensioni con coperture imponenti e campate di grande luce senza appoggi intermedi per il mondo dell’industria, del commercio e dell’artigianato. Ne sono un esempio, in ambito progetti speciali, le due cupole per deposito carbone realizzate per Enel a Brindisi, le più grandi d’Europa, o l’iconico tetto che fluttua sul mercato del pesce di Sydney per cui sono stati impiegati ca. 1.800 m³ di abete rosso lamellare e oltre 50 tonnellate di acciaio. In ambito multipiani, invece, fra le ultime realizzazioni il Residence Ambassador, 107 appartamenti su 5 piani immersi nei boschi dei Monti Sibillini, a 1.400 m sul livello del mare, per un totale di circa 1.700 m³ di X-Lam, 400 m³ di legno lamellare, 2.500 m² di pannelli universali e 2.300 m² di copertura in legno; o EKOS, il più alto multipiano dell’Alto Adige, 5 piani per uffici costruiti esclusivamente in legno massiccio, la cui facciata è stata realizzata con l’antica tecnica giapponese “Shou Sugi Ban” che consiste nel carbonizzare con una fiamma la superficie del legno, per renderlo più resistente agli agenti atmosferici, all’attacco dei parassiti e all’acqua.
“Nell’ultimo periodo – continua Rosatti – abbiamo assistito a una crescita di complessità dei progetti, non solo nei volumi, ma anche nei contenuti architettonici. A queste sfide abbiamo reagito elevando al massimo il livello di prefabbricazione e con risposte chiare sull’aspetto di valutazione del ciclo di vita dei materiali riutilizzabili”.
Ogni anno, Rubner Grandi Strutture in legno investe in innovazione circa il 3% del fatturato annuo con l’obiettivo di consolidare sempre più la digitalizzazione di processi amministrativi, processi di ingegneria e processi produttivi, ma anche per trovare, per esempio, soluzioni che permettano un risparmio di materia prima a garanzia di una qualità del materiale costruttivo legno anche maggiore.
“Nelle capitali o nelle grandi città assistiamo a un’enorme richiesta di studentati e RSA: in questo scenario, cruciale è un modello costruttivo ibrido tra legno calcestruzzo e cemento armato, per cui stiamo studiando soluzioni per costruire veloci con sistemi standardizzati che abbassino i costi e aumentino le qualità antincendio o acustiche in generale. Per il prossimo futuro prevediamo investimenti in tecnologie avanzate, l’inserimento di processi accompagnati dall’intelligenza artificiale e una costante formazione dei nostri collaboratori. Siamo convinti che il legno sia il materiale adatto a mitigare i cambiamenti climatici, ma sappiamo anche che la soluzione sta in un mix di materiali molteplici in grado di soddisfare tutti i requisiti costruttivi”.
Oggi, costruire in legno significa non solo tecniche all’avanguardia, cantiere pulito e veloce, design ultramoderno e costi di gestione/manutenzione – a partire dal risparmio energetico – più contenuti, ma anche essere parte di un’economia circolare che non produce rifiuti e protegge attivamente il clima: un metro cubo di legno, infatti, è in grado di immagazzinare circa una tonnellata di CO2 dall’atmosfera.