Gianfranco Corà ci ha lasciati soli

Mi sono sempre chiesto dove sarebbe arrivato Gianfranco Corà se una maledetta caduta dalla bicicletta, una domenica pomeriggio, non lo avesse costretto alla sedia a rotelle per gran parte della sua vita. Non fu la caduta a fargli male, ma lo scatto d’orgoglio e di reazione davanti agli amici per rimettersi prontamente in piedi. Fu quel suo carattere, forte soprattutto con se stesso, ad essergli fatale.
Furono lunghi mesi di degenza in Italia e negli Stati Uniti: a ltri, al suo posto, avrebbero cominciato a morire, lui invece ripartì con coraggio e determinazione.
Gianfranco amava il legno al pari di suo padre Domenico, con il quale divideva il tempo fra gli studi di giurisprudenza e la segheria, fino alla laurea.
Il “dottore”, così era chiamato in azienda, era nato nel 1931 a Vicenza. Superata la tempestosa  parentesi della seconda guerra mondiale, nel 1953, poco più che ventenne, occupava già un posto di rilievo nel Consiglio di amministrazione della spa Corà Domenico e Figli e, ribelle ad ogni richiamo di prudenza, spingeva forte sull’acceleratore per oltrepassare i confini nazionali, verso l’internazionalizzazione del commercio dei prodotti forestali.
Uscire allo scoperto assumendo da solo l’iniziativa deve essergli costato fatica, ma prendere decisioni importanti era una sua prerogativa, tanto che a soli trent’anni lasciava la sede di Altavilla Vicentina per virare improvvisamente, ma decisamente, verso le foreste del Sud Est Asiatico, mentre i suoi concorrenti cercavano la gloria nella più “vicina” Africa, per fornire di legno sia la ricostruzione post bellica, sia il settore industriale del mobile, lanciato verso il miracolo economico degli straordinari anni sessanta.
Fu così che con il sostegno del fratello minore Paolo, aprì uffici commerciali a Singapore e a Giacarta, attivando due segherie nel Borneo. Erano gli anni ruggenti del pionierismo del settore, quindi per lui la tavola apparecchiata era un semplice rancio, l’intimità era il bivacco ai margini della foresta.
Non smise mai di viaggiare perché questo faceva parte del suo carattere. Neppure quando nel 1975, alla morte del padre, prese le redini della società per guidarla verso il consolidamento dei depositi di materia prima, aperti in numerose regioni italiane. Lo fece attraverso la politica delle acquisizioni di aziende in difficoltà, espandendo l’attività in Toscana, in Lombardia e in Piemonte per poi spingersi nelle Marche, in Campania, in Puglia e in Sicilia, raggiungendo traguardi che hanno lasciato un segno profondo nell’economia del Paese. Poi quando tutto sembrava fatto, ecco che tornò sulla scena con una e seconda ondata di investimenti verso Bosnia e Romania. Attività frenetiche che gli valsero la nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.
La sua passione di dirigere il gioco dalla nuova sede, costruita all’interno dei piazzali di Tavernelle Vicentina, nella quale crescevano al suo fianco i figli e i nipoti, senza mai voler apparire alla ribalta, lo portò in Africa proprio quando tutti, sia italiani, sia francesi, avevano ormai deciso di abbandonare quell’area diventata pericolosa. Diceva che la decisione di acquistare un impianto in Gabon per la produzione del compensato, dipendeva dalle condizioni favorevoli del mercato. Dimenticava però di dire che la volontà di assumersi obblighi pesantissimi verso un organico composto da 600 nuove unità lavorative proveniva direttamente da Gianfranco Corà.
Quando suo fratello Paolo mi ha comunicato la notizia della morte di Gianfranco ho provato un senso di tristezza e di commozione, oltre che di profonda solitudine.
Perché Gianfranco Corà è stato interprete autentico dell’evoluzione italiana del settore industriale del legno e ho immaginato, più con il cuore che con la mente, quanto sia stato doloroso affrontare una malattia che ne vincolava i movimenti in un momento in cui la crisi economica del Paese ha maggiormente bisogno di uomini come Lui. Addio Gianfranco, ci hai veramente lasciati soli.

Almerico      
Gianfranco Corà ci ha lasciati soli ultima modifica: 2014-02-17T00:00:00+00:00 da admin